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La crisi climatica preoccupa gli agricoltori: 1/5 d’Italia a rischio desertificazione

Fino a +8 gradi d'estate. Desertificazione sul 70% della Sicilia. 14 miliardi di euro di danni all'agricoltura italiana nell'ultimo decennio. Bisogna invertire rotta, subito

Il climate change (cambiamento climatico, se preferite) è già qui, in Italia, un tempo invidiata come “Paese del sole” e oggi vittima di raggi sempre più infuocati, che bruciano la terra e asciugano le coltivazioni. Le temperature medie si alzano, anche nei periodi invernali. E «La siccità – avvisa Coldiretti – è diventata l’evento avverso più rilevante per l’agricoltura, con i fenomeni estremi che hanno provocato in Italia danni pari a più di 14 miliardi di euro nel corso di un decennio».

Gli studi internazionali e italiani

A dirlo non sono le cassandre dell’attivismo ambientalista, ma studi internazionali su scala globale (a partire dall‘Atlante mondiale sulla desertificazione del Joint Research Centre della Ue).

La copertina della terza edizione dell’Atlante mondiale della desertificazione, a cura della Commissione europea

Sempre più frequentemente gli avvertimenti provengono da enti e istituti di ricerca italiani, che analizzano la crisi climatica in corso a pochi passi da casa, nelle nostre campagne. E non è un caso se la maggiore organizzazione nazionale che riunisce gli agricoltori abbia lanciato l’allarme sui rischi per buona parte della nostra terra coltivabile lo scorso 17 giugno, nella Giornata mondiale per combattere la desertificazione e la siccità.

Precedendo così di un paio di settimane una interessante ricerca sulla fioritura degli albicocchi nei campi sperimentali di Venturina, in un’area costiera dal clima tipicamente mediterraneo che, in modo quanto mai evidente, delinea le conseguenze pratiche dell’innalzamento delle temperature. Cioè un potenziale crollo della produttività del 50% o superiore, per una quarantina di varietà.

Coldiretti: fino a 6 gradi in più nei nostri campi

E in questa accelerazione dei fenomeni atmosferici e climatici, sempre più percepita direttamente dalle persone, il nostro Paese appare destinato ad essere tra i più colpiti, stando agli scenari europei. Evidenziando, anche a livello politico, una consapevolezza ben superiore a quella del 1994, quando l’Assemblea generale delle Nazioni unite istituiva la Giornata mondiale per combattere la desertificazione e la siccitài l 17 giugno con l’intento di sensibilizzare le comunità e mettere in pratica la Convenzione per combattere la desertificazione in quei Paesi che soffrono di gravi siccità, particolarmente in Africa.

A riportarci bruscamente a ben altro presente è infatti il lavoro di ricerca del Centro euro-mediterraneo per i cambiamenti climatici (Cmcc) citato da Coldiretti, secondo cui «entro fine secolo in Italia la temperatura potrà aumentare tra 3 e i 6 gradi». Constatando così una rapida estremizzazione del nostro clima che alterna precipitazioni intense o molto intense a periodi di aridità.

«Un’evoluzione che si è manifestata in tutta la sua drammaticità già quest’anno – sottolinea l’organizzazione – con il primo quadrimestre dell’anno segnato da una grave siccità, con circa 1/4 di pioggia in meno, al quale ha fatto seguito un mese di maggio straordinariamente piovoso, con grandine e temporali che hanno provocato pesanti danni alle coltivazioni».

Rischio desertificazione: dalla Sicilia a tutta l’Europa meridionale

Le regioni dove la morsa del caldo sarà presto drammatica sono, naturalmente, quelle del meridione. Con la Sicilia che – nelle previsioni del Cnr – contempla il rischio siccità sul 70% del suo territorio. E una preoccupazione anche per il 57% della Puglia, il 58% del Molise, la Basilicata (55%). Oltre a valori compresi tra il 30 e il 50% per Sardegna, Marche, Emilia Romagna, Umbria, Abruzzo e Campania. E il problema è tutt’altro che solo italiano.

Come conferma l’UNCCD (United Nations Convention to Combat Desertification), che ricorda come nel mondo si perdano 12 milioni di ettari di terra fertile ogni anno, mentre la siccità da sola rappresenta una mancata produzione di milioni di tonnellate di grano. In un panorama che non risparmia ben 13 Stati membri dell’Unione europea, dove sono in atto processi di desertificazione. Cioè Bulgaria, Cipro, Croazia, Grecia, Lettonia, Malta, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna e Ungheria. Oltre all’Italia.

La siccità secondo l’indice standard di precipitazione ed evapotraspirazione (SPEI) © spei.csic.es

2025: il mondo avrà sete

Se infatti l’agricoltura nostrana avrà da soffrire e necessita di trovare – in fretta – contromisure, questo quadro si ritrova in molte regioni del mondo. Entro il 2025 più di 1,8 miliardi di persone dovranno affrontare la scarsità d’acqua assoluta, e due terzi del Pianeta vivranno in condizioni di stress idrico, con conseguenze facilmente immaginabili in termini di vittime, migrazioni forzate, incremento delle disuguaglianze e dei conflitti. E La desertificazione, accentuata dal cambiamento climatico, è inoltre una minaccia per la biodiversità, perché distrugge gli habitat e gli ecosistemi.

Stiamo inseguendo lo scenario “peggiore”

«Stiamo parlando di numeri consistenti associati, a livello globale, rispetto alla variazione delle temperature, allo scenario 8,5, che è uno scenario di “non mitigazione”, quello del business-as-usual (ovvero senza cambiare modelli di produzione e consumo, ndr) – sottolinea Paola Mercogliano, ricercatrice del Cmcc – Se proseguiamo così, globalmente ci troveremo un aumento delle temperature tra i 3 e i 6 gradi al 2100. Ma per quanto riguarda l’Italia, purtroppo, non è così. L’Italia si trova in quello che è stato dichiarato un hotspot dei cambiamenti climatici, nell’area mediterranea, che è più sensibile.

A partire da questa precisazione, anche il valore di 6 gradi di aumento della temperatura può risultare sottostimato. Se guardiamo al nostro modello di previsione (il Pnacc, o Piano di adattamento ai cambiamenti climatici, realizzato dal Cmcc e riferimento del ministero dell’Ambiente, ndr), troviamo un dato di temperatura anche più alto, fino a 7-8 gradi in estate.

Scenari di innalzamento temperature e concentrazione gas climalteranti in atmosfera. La linea nera più marcata rappresenta le emissioni osservate © Nature, ‘Betting on negative emissions’, 2014

Un’ipotesi all’interno dello scenario 8,5 che, fino a qualche tempo fa, anche noi definivamo il “peggiore”. Ma, se andiamo a vedere le osservazioni globali degli ultimi anni, ahimè, sono sicuramente più vicine a questo scenario. L’andamento delle concentrazioni di gas climalteranti dal 2011 al 2014 si sovrappone con lo scenario 8.5, che quindi risulta come quello più realista.

Bisogna senz’altro intervenire, invertire la tendenza e farlo in fretta. Misure, strategie, linee guida, best practices e tecnologie ci sono. Non ci sono più scuse per non farlo».

Scenario temperature e precipitazioni in Italia 2021-2050 © Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, Cmcc, luglio 2017

Per quanto riguarda le precipitazioni, commenta infine Mercogliano:  «assistiamo a periodi più lunghi di assenza di pioggia, in associazione alle temperature in aumento. Tutti gli scenari concordano sull’aumento di temperatura importante, specialmente sull’Italia. La riduzione delle precipitazioni interessa in particolar modo il sud e il centro Italia. D’altra parte nella nostra penisola abbiamo diverse zone climatiche, che non si comportano ovviamente tutte allo stesso modo. Ad esempio, nel nord abbiamo un aumento delle piogge d’inverno e una diminuzione d’estate, nel centro-sud si ha una riduzione delle piogge per tutto l’anno».

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