Così Joe Biden vuole guidare il mondo nell’azione sul clima

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha moltiplicato gli annunci su ambiente e cambiamenti climatici. Ecco cosa prevede il suo piano

Il presidente americano Joe Biden ha proposto un piano che prevede, tra le altre cose, un forte sviluppo delle energie rinnovabili @ Christopher Dilts/Biden for President/Flickr

Gli Stati Uniti di Joe Biden sono rientrati nell’Accordo di Parigi. Hanno avviato un piano epocale di ammodernamento delle proprie infrastrutture, che prevede anche numerosi interventi in senso ecologico. E, nel corso del summit multilaterale sul clima tenuto il 22 e il 23 aprile, hanno annunciato nuovi ambiziosi impegni in termini di riduzione delle emissioni di CO2. Il calo previsto è del 50-52%, da centrare entro il 2030, rispetto ai livelli del 2005. Nettamente più di quanto promise nel 2015 Barack Obama (-26-28%, entro il 2025).

Joe Biden rilancia l’impegno sulle emissioni di CO2. Ma l’Europa farà di più

Va detto che si tratta di un valore ben inferiore rispetto a quello indicato dall’Unione europea. Proprio alla vigilia del summit voluto dal presidente americano Joe Biden, le istituzioni europee e i governi dei Paesi membri si sono accordati su un calo di «almeno il 55%», sempre entro il 2030, ma rispetto al 1990. Il che cambia sensibilmente: la promessa statunitense equivale ad un calo del 43% se calcolata rispetto a 31 anni fa. Eppure è proprio Washington a dover fare di più, se si considera che le emissioni di CO2 procapite degli Stati Uniti sono 2,4 volte superiori rispetto a quelle europee.

Ciò che è importante, tuttavia, è il ritorno degli Stati Uniti a guidare il mondo nella transizione ecologica, dopo i quattro anni negazionisti di Donald Trump. L’incontro tra l’inviato americano per il clima, John Kerry, e il suo omologo cinese, Xie Zhenhua, del 17 aprile lo conferma. E se le due superpotenze sono lontanissime su numerose questioni – da quella degli uiguri alle regole sul commercio internazionale – è proprio sulla crisi climatica che sembra esserci terreno fertile per una cooperazione.

«Quando sento parlare di clima penso ai nuovi posti di lavoro»

«Potremo ricostruire meglio dopo la pandemia se ricostruiremo più verde», aveva affermato d’altra parte lo stesso Biden in campagna elettorale. Che ha anche promesso di raddoppiare gli aiuti concessi ai Paesi in via di sviluppo per la transizione ecologica, entro il 2024. Sperando che la stessa strada sia seguita anche da altre nazioni. Non a caso una stretta dovrebbe arrivare anche sulla questione del cosiddetto carbon leakage. Pratica che consiste nel delocalizzare le produzioni per sfruttare le giurisdizioni meno esigenti dal punto di vista delle emissioni di CO2. Inoltre, potrebbero essere stabilite regole ad hoc per i settori più inquinanti.

Ma la strategia del nuovo presidente ha anche un altro obiettivo. Quello di convincere la popolazione americana (e l’opposizione repubblicana), abituata da decenni ad avere a disposizione energia a buon mercato, prodotta bruciando fonti fossili, della necessità di cambiare rotta. Nel suo discorso in apertura del summit del 21 e 22 aprile, il leader americano ha pronunciato quattordici volte le parole “posti di lavoro” e “lavoratori”: «Quando sento parlare di clima – ha affermato – io penso all’opportunità di creare milioni di nuovi impieghi ben pagati per la middle class». 7 milioni per l’esattezza, secondo una stima citata più volte dalla Casa Bianca.

Edilizia sostenibile, rinnovabili e mobilità elettrica nel piano sulle infrastrutture

Per Joe Biden ora arriva però la parte più difficile: l’attuazione del piano sulle infrastrutture. Che, dal punto di vista ecologico, si traduce in rinnovamento urbano ed edilizio. E nel sostegno alle rinnovabili e all’auto elettrica. Si prevede di avviare, ad esempio, l’installazione di 500mila stazioni di ricarica lungo le autostrade. Ma occorrerà anche dare seguito alle scelte avviate a partire dai primi giorni della sua presidenza, quando ha annullato numerose decisioni assunte dal predecessore Trump. 

rinnovabili joe biden
Le energie rinnovabili sono al centro della transizione ecologica immaginata da Joe Biden © CC0 Creative Commons da Pixabay.com

Il che ha permesso, ad esempio, di congelare le concessioni per la ricerca di petrolio e gas sul territorio federale. Così come di eliminare le sovvenzioni concesse alle industrie più inquinanti, che costano ai contribuenti americani circa 4 miliardi di dollari all’anno. Ma l’amministrazione Biden sembra volersi spingere oltre anche sulla questione della giustizia ambientale. L’obiettivo – ambiziosissimo – è far sì che non siano le comunità più povere a vivere nei luoghi più inquinati degli Stati Uniti. Anche a questo scopo, si prevede la costruzione di 1,5 milioni di alloggi pubblici. E la bonifica di mille siti di sfruttamento di gas e di petrolio abbandonati. Per tutelare la natura e la biodiversità, inoltre, Biden vuole rendere il 30% del territorio americano area protetta

Da Gina McCarthy a John Kerry, il team-clima di Joe Biden

Tutto ciò sarà attuato da Joe Biden, non solo con l’aiuto dell’ex segretario di Stato John Jerry, ma anche del giovane democratico Pete Buttigieg, al quale sono stati affidati i Trasporti. Un ruolo centrale sarà poi ricoperto da Gina McCarthy, già direttrice dell’EPA (l’Agenzia di protezione ambientale), nominata consigliera del presidente per il clima. Infine, sarà coinvolta la segretaria al Lavoro, Marty Walsh

Joe Biden visita un'installazione solare a Denver
Joe Biden durante una visita a un’installazione solare a Denver, in compagnia dell’allora presidente Barack Obama. All’epoca Biden era il suo vice © GPA Photo Archive

E dovrebbe essere coinvolto anche il mondo della finanza. Alla metà dello scorso mese di marzo, la Securities and Exchange Commission (SEC) ha aperto la partita della trasparenza sul clima per le aziende quotate in Borsa. L’organismo di controllo ha infatti chiesto una revisione delle regole attuali. «Gli investitori esigono più informazioni e di migliore qualità sul clima e i criteri ESG. E questa richiesta non è soddisfatta dal quadro volontario attuale», ha spiegato a chiare lettere Allison Herren Lee, ex direttrice ad interim della SEC, in un discorso pronunciato al think tank Center for American Progress. «Occorre – ha aggiunto – rendere la trasparenza obbligatoria, altrimenti non otterremo una buona allocazione dei capitali. Dobbiamo passare dal domandarci “se” al domandarci “come” farlo». 

Janet Yellen: «Il clima fa gravare su di noi un rischio esistenziale»

Ma, più di tutti, a spingere per una transizione ecologica profonda, potrebbe essere la segretaria al Tesoro Janet Yellen. In una serie di tweet la ministra americana ha ricordato: «Cominciai a lavorare sui cambiamenti climatici nel 1990. Negli ultimi 30 anni, l’incidenza dei disastri naturali è drammaticamente aumentata. E l’attuale e futuro costo economico potenziale è esploso. La crisi climatica ora ci impone un rischio esistenziale». 

Gli Stati Uniti, insomma, possono diventare i veri leader mondiali della transizione ecologica. Già di qui alla prossima Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sul clima, la Cop 26 che si terrà a Glasgow a novembre, si potranno tirare le prime conclusioni sui risultati concreti che saranno stati raggiunti.