Azionisti critici costretti ad arrendersi al «bullismo» legale di ExxonMobil
Dopo la causa intentata da ExxonMobil, Follow This e Arjuna Capital ritirano la risoluzione sul clima che volevano portare in assemblea
La strategia legale di ExxonMobil ha dato i suoi frutti: gli azionisti critici ritirano la loro risoluzione sul clima. Il colosso petrolifero lo scorso 21 gennaio aveva infatti deciso di portare in tribunale Arjuna Capital e Follow This, per escluderli dall’annuale assemblea degli azionisti. Il 2 febbraio gli azionisti critici hanno annunciato di aver deposto le armi, scoraggiati dalla decisione di ExxonMobil di spostare la sede della battaglia in tribunale. Natasha Lamb, Chief Investment Officer di Arjuna Capital, ha definito la manovra come «una tattica di intimidazione e bullismo».
Arjuna Capital e Follow This ritirano la risoluzione sul clima
I due gruppi avevano chiesto alla società maggiore ambizione nei piani di riduzione delle emissioni. Sottolineando come gli impegni assunti da ExxonMobil siano lontani dalle raccomandazioni del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC). Il colosso, spiegano, è in ritardo anche rispetto a suoi competitor come BP, Repsol, Eni, TotalEnergies, Chevron, Equinor, Shell e Suncor.
Secondo il fondatore di Follow This Mark van Baal, ExxonMobil ha preferito «combattere la battaglia in tribunale piuttosto che consentire agli azionisti la libertà di voto durante l’assemblea annuale». È la prima volta che la società sceglie un approccio simile, bypassando la Securities and Exchange Commission, ente in genere deputato a esprimersi su contenziosi di questa natura. Potrebbero aver avuto un peso le recenti decisioni della SEC, che ha comunicato a Disney e Apple il non luogo a procedere verso gli azionisti dell’American Federation of Labor e del Congress of Industrial Organizations che avevano presentato proposte relative all’intelligenza artificiale.
Il «bullismo» legale di ExxonMobil scoraggia gli azionisti critici
Nonostante il ritiro delle proposte, ExxonMobil ha dichiarato di voler continuare a portare avanti la propria azione legale. La decisione ha destato lo sconcerto delle due organizzazioni: come sottolinea Lamb, con il ritiro della proposta Exxon non ha più «alcuna base» per procedere. Una perplessità sollevata anche dal giudice della corte federale del Texas, che ha chiesto alla società di motivare la propria scelta. L’obiettivo, dichiarato apertamente, è quello creare un precedente legale che metta fine alla pratica di presentare risoluzioni sul clima in assemblea degli azionisti.
La società è rimasta scottata da una serie di campagne condotte negli scorsi anni. Nel 2021 il fondo Engine n°1, nonostante una ristretta rappresentanza in sede di assemblea, è riuscito a imporre tre nomi in consiglio di amministrazione. Nonostante le numerose risoluzioni presentate, però, poco hanno influito nella strategia climatica dell’azienda.
L’anno d’oro degli azionisti
Per gli azionisti delle compagnie petrolifere il 2023 è un anno d’oro
Le cinque principali compagnie petrolifere del mondo premieranno i propri azionisti con oltre 100 miliardi di dollari per il 2023
In generale l’azionariato critico verso ExxonMobil sta registrando, negli ultimi anni, un calo di consensi. Se le risoluzioni presentate nel 2022 avevano incassato il 30% di voti a favore, già lo scorso anno non erano andate oltre il 10%. Dando all’azienda occasione di adottare il pugno di ferro contro quella che ha definito «la tecnica del cavallo di Troia messa in campo dalle ONG».
L’attacco di ExxonMobil si colloca nel solco di un processo che si sta verificando in questi anni. La diffusione dell’azionariato critico e i successi che ha ottenuto in tutto il mondo, Italia compresa, hanno generato una levata di scudi da parte delle imprese, che tendono a rendere inaccessibili le assemblee degli azionisti. Spesso con il beneplacito dei governi, come accaduto proprio in Italia con il ddl Capitali che sdogana definitivamente le assemblee a porte chiuse.