Gas e aerei nella bozza di classificazione europea degli investimenti sostenibili
Trapelata una bozza degli atti delegati sulla tassonomia degli investimenti sostenibili. Ecco le novità per gas, riscaldamenti, aerei, idrogeno, nucleare
Le regole scelte dall’Unione europea per la definizione delle attività economiche considerate “sostenibili” potrebbero presentare diverse “concessioni” alle industrie. Anche a quelle responsabili di importanti emissioni di gas ad effetto serra, che potrebbero così captare ingenti investimenti (quelli indirizzati al mercato della finanza sostenibile). È quanto emerge da una bozza degli atti delegati, ovvero dei testi sulla cui base si dovrà applicare concretamente la tassonomia delle attività “verdi”.
Investimenti sostenibili
Perché l’Europa rischia di compromettere i propri impegni sul clima
La Commissione europea potrebbe classificare come “verdi” gli investimenti nel gas. Il che vanificherebbe gli impegni sul clima.
Tassonomia degli investimenti sostenibili: il nodo dell’energia
Il documento – inviato da Bruxelles ai rappresentanti dei Ventisette Stati membri – è stato ottenuto e pubblicato dal giornale online francese Contexte. Va ricordato che il regolamento sulla tassonomia verde, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Europea nel giugno del 2020, ha posto sei obiettivi ambientali che occorre rispettare per poter essere compresi nella lista delle attività economiche che possono essere oggetto di investimenti sostenibili. Due riguardano l’energia: la capacità di attenuare i cambiamenti climatici e quella di favorire l’adattamento alle conseguenze del riscaldamento globale. I due obiettivi fanno parte di un unico atto delegato (e di due allegati) che, appunto, Contexte ha pubblicato.
Nel novembre del 2020 una prima bozza di atti delegati aveva già sollevato ampie critiche da parte, in particolare, del mondo associativo. Quella rivelata ora è una seconda versione proposta ai governi europei. Come sottolineato dal giornale transalpino, «l’obiettivo dell’adattamento (secondo allegato) è poco dettagliato. L’attività economica deve aver adottato delle soluzioni per ridurre i rischi climatici. La Commissione chiede una valutazione della pertinenza di tali soluzioni. In questo caso, i testi pubblicati a novembre hanno subito pochi cambiamenti». Al contrario, per l’attenuazione (primo allegato) sono state effettuate numerose modifiche, in particolare per quanto riguarda il capitolo energia.
Il gas potrebbe essere considerato un combustibile di transizione
Per il gas, in particolare, sono state create due nuove categorie di attività che potrebbero rientrare nella tassonomia. Da un lato, la sostituzione di sistemi di riscaldamento urbano alimentati da un combustibile fossile diverso dal gas. Dall’altro, la sostituzione di impianti di cogenerazione. Ciò sulla base di una serie di obiettivi che il nuovo sistema deve rispettare: avere almeno la stessa capacità del precedente impianto, essere installato entro il 2025, ridurre di almeno il 50% le emissioni di gas ad effetto serra per chilowattora prodotto. E, ancora, essere compatibile con il gas meno impattante, non superare in ogni caso i 270 grammi di CO2 equivalente per kWh, essere installato in mancanza di alternative praticabili ed economiche e basse emissioni.
Una nuova via di accesso, dunque, da parte delle industrie fossili a fondi pubblici e investimenti privati. Con il gas che diventerebbe, di fatto, un combustibile di transizione. In cambio, non sono state modificate le soglie proposte dal TEG, il gruppo tecnico di esperti che ha steso un rapporto ad hoc sulla tassonomia, per le centrali elettriche a gas. Ovvero, in particolare, 100 grammi di CO2 equivalente per kWh.
Escluso dagli investimenti il nucleare, per ora. Criteri snelliti per l’idrogeno
Sembrerebbe escluso invece il nucleare (a differenza di quanto deciso, ad esempio, dalla Russia). Ciò in base alla regola secondo la quale ciascuna attività non soltanto deve giovare alle politiche di adattamento e attenuazione. Ma non deve neppure nuocere agli altri obiettivi (biodiversità, economia circolare, protezione degli oceani, limitazione dei tassi di inquinamento). Ciò sulla base del principio di innocuità (“do no significant harm principle”). Ma secondo Greenpeace «si è scelto di lasciare comunque una porta aperta all’atomo, poiché la Commissione si è riservata di rivedere il testo».
Inoltre, nella bozza figura anche l’aviazione tra le attività di transizione, «benché – prosegue l’associazione ambientalista – l’aereo sia il mezzo di trasporto a più alto impatto climatico». Briglie allentate anche per l’idrogeno: la soglia da rispettare per la produzione è stata alzata a 3 chilogrammi di CO2 equivalente per chilogrammo realizzato (nella prima versione erano 2,256). Anche in questo caso, si tratta di una richiesta giunta specificatamente dalle industrie. Più stringenti, invece, le regole per la fabbricazione delle batterie: esse devono considerare anche le possibilità di riciclo.
Greenpeace: «Del “rilancio verde” così rimarrà solo il nome»
Secondo Ariadna Rodrigo, di Greenpeace, «la bozza indica che la Commissione europea sta abbandonando ogni volontà di far avanzare il Green Deal attraverso le regole sulla finanza sostenibile. Anziché concentrarsi su soluzioni dall’efficacia provata come l’isolamento termico o le rinnovabili, vuole veicolare il denaro dei contribuenti e gli investimenti privati verso industrie distruttive. Così, del “rilancio verde” rimarrà solo il nome. Ci sembra che quello che si prospetta sia unicamente un esercizio di greenwashing». Un testo definitivo degli atti delegati è atteso per la seconda metà di aprile.