Istat: Il non profit è in continua crescita. Più del profit
Alle Giornate di Bertinoro per l'Economia Civile 2019 l'Istat presenta i dati sulle imprese non profit: il loro "peso" aumenta rispetto al sistema produttivo italiano
350.492 imprese, il 2,1% in più in un anno, che danno lavoro a 844.775 persone (+3,1%). È la fotografia delle istituzioni non profit in Italia nel 2017, scattata dall’Istat e presentata alle Giornate di Bertinoro per l’Economia Civile, il tradizionale appuntamento di AICCON, Centro Studi dell’Università di Bologna, che si è tenuto a Bertinoro (FC) l’11 e il 12 ottobre. Un comparto che continua a crescere, più del mondo profit.
«Il settore non profit continua a espandersi con tassi di crescita medi annui superiori a quelli che si rilevano per le imprese orientate al mercato, in termini sia di numero di imprese sia di numero di dipendenti», scrive l’Istat nel suo comunicato.
«Di conseguenza – continua l’istituto di statistica – aumenta la rilevanza delle istituzioni non profit rispetto al complesso del sistema produttivo italiano, passando dal 5,8% del 2001 all’8,0% del 2017 per numero di unità e dal 4,8% del 2001 al 7,0% del 2017 per numero di dipendenti».
Cresce soprattutto il Sud Italia
Rispetto al 2016, la crescita del numero di istituzioni risulta più sostenuta al Sud (+3,1%), seguito dal Nord-Ovest (+2,4%) e dal Centro (+2,3%). Le regioni più dinamiche sono la Campania (+7,2%), il Molise (+6,6%), la Provincia autonoma di Bolzano (+4,2%), la Calabria (+3,3%) e il Lazio (+3,1%). Una flessione si rileva per la Sardegna (-5,6%) e, in misura più contenuta, per la Puglia (-1,2%).
Nonostante la dinamica più sostenuta del Sud, la localizzazione delle istituzioni non profit si conferma molto concentrata sul territorio, con oltre il 50% delle istituzioni attive nelle regioni del Nord, contro il 26,7% dell’Italia meridionale e insulare.
Al primo posto la cultura
La maggior parte (circa due terzi) delle istituzioni non profit sono attive nel settore della cultura, sport e ricreazione (64,5%), seguito da quelli dell’assistenza sociale e protezione civile (9,2%), delle relazioni sindacali e rappresentanza interessi (6,5%), della religione (4,8%), dell’istruzione e ricerca (4,0%) e della sanità (3,5%). Le istituzioni che presentano un incremento percentuale maggiore rispetto al 2016 sono quelle attive nei settori delle relazioni sindacali e rappresentanza interessi e dell’istruzione e ricerca (+3,7%) e della cooperazione e solidarietà internazionale (+3,5%); al contrario, risultano leggermente in calo i settori dello sviluppo economico e coesione sociale (-1,9%) e dell’ambiente (-1,3%).
Tra i dipendenti prevalgono le donne
L’85% delle istituzioni non profit opera senza dipendenti. Aumentano di più in particolare i lavoratori a tempo determinato (+24,5%); soprattutto fra gli over 50 (+7,9%), tra gli stranieri (+7%) e i laureati (+6,3%). Fra i dipendenti prevalgono le donne (71,7%).
I lavoratori dipendenti impiegati dalle istituzioni non profit crescono di più al Centro (+5,3%) e nel Nord-est (+5%) mentre mostrano una lieve flessione nelle Isole (-1,2%). Le regioni maggiormente interessate dalla crescita degli occupati sono la Provincia autonoma di Bolzano (+11,8%), il Molise (+9,3%) e la Toscana (+8,2%); gli occupati sono invece in calo in Basilicata (-12%), Valle d’Aosta (-3,5), Sicilia (-2,0%) e Umbria (-0,2%). Nel complesso, i dipendenti delle istituzioni non profit risultano ancora più concentrati delle istituzioni non profit dal punto di vista territoriale, con oltre il 57% impiegato al Nord.
La prosperità deve essere “inclusiva”
Tema al centro della XIX edizione delle Giornate di Bertinoro era la “Prosperità inclusiva. Aspirazioni e azioni per dar forma al Futuro“.
«Non è accettabile tendere alla prosperità senza chiedersi come la ricchezza prodotta viene distribuita. Al pari non è più accettabile la posizione di coloro che predicano l’inclusività senza preoccuparsi di come generare valore e ben-essere nella nostra società», ha dichiarato nel suo intervento Stefano Zamagni, Presidente della Commissione Scientifica di AICCON.
«Le crescenti diseguaglianze di oggi sono di natura strutturale – ha continuato il professor Zamagni – È questa una lacuna del pensiero economico mainstream che mai ha voluto occuparsi della redistribuzione della ricchezza. Prendere in seria considerazione il tema dell’inclusione è il vero compito. Non come aumentare di alcuni punti il Prodotto interno lordo, ma risolvere il problema di come fare in modo che tutti possano fruire della ricchezza».
E ancora: «L’Economia Civile ha di fronte a sé la possibilità di contribuire al disegno di una società che sappia trasformare la quantità sempre maggiore di risorse umane escluse dal processo di produzione a causa dell’incessante sviluppo tecnologico in una forza che agisce per migliorare la qualità della vita».