Tra i soldi e il Mondiale, sempre meglio i soldi
Anche nel calcio la tendenza è privilegiare l'uovo oggi rispetto alla gallina domani. Lo dimostrano le vicende italiane
Tra una settimana la nazionale di calcio maschile rischia di non andare ai Mondiali per la seconda volta consecutiva, dopo avere mancato Russia 2018. Certo la squadra attuale ha appena vinto un Europeo, ma ora per arrivare a Qatar 2022 dobbiamo battere la Macedonia del Nord il 24 marzo e poi la vincente di Portogallo-Turchia il 29, a casa loro. Non sarà facile. E non dovessimo qualificarci, saranno passati 12 anni senza Mondiale prima di quello del 2026 in Usa, Messico, Canada. Più che una visita di controllo sullo stato del calcio italiano, un’autopsia.
Almeno tre generazioni non sapranno cosa significa vivere un Mondiale, e in tutto questo i padroni del pallone che fanno? Litigano. Settimana scorsa la Lega di Serie A ha finalmente eletto il suo presidente: Lorenzo Casini, professore di diritto amministrativo, già capo di gabinetto del ministero della Cultura in quota Franceschini. Casini, passato con il minimo dei voti dopo settimane di fumate nere, è stato voluto da Lotito (Lazio) – che non riesce a prendersi il seggio al Senato ma nei bracci di ferro pallonari è sempre il migliore – con l’alleato di sempre De Laurentiis (Napoli). Sconfitto il convitato di pietra Andrea Abodi, già capo della Serie B, sponsorizzato da chi prima voleva il presidente di Confindustria Bonomi, ovvero Marotta (Inter), Cairo (Torino), Scaroni (Milan) e probabilmente anche Roma e Juventus, ma sponsorizzato soprattutto dall’attuale presidente della Figc Gabriele Gravina, storico nemico di Lotito.
Di Gravina continuano tutti a dire un gran bene, e le assemblee di politica calcistica non sono certo finite – dopo Giancarlo Abete ai Dilettanti si attende Francesco Ghirelli alla vicepresidenza Figc, entrambi uomini del presidente – ma il punto è la volontà di Gravina di inasprire i requisiti ai club per ottenere licenze nazionali, ovvero la possibilità di iscriversi al campionato, già dalla prossima stagione. Negli ultimi vent’anni i conti a posto li ha avuti a modo suo solo il Napoli, e ogni tanto l’Atalanta. Nessuna altra squadra avrebbe potuto iscriversi, plusvalenze o meno. Basta guardare ai casi di Parma e Chievo. Questo probabilmente ha influito sulla scelta di Casini come presidente di Lega, ben oltre i voti ottenuti. È lì per tutelare i club, e i loro maquillage contabili.
Intanto la nazionale maschile rischia di non andare al Mondiale. Ma questo sembra non interessare a nessuno, a parte appunto le tre generazioni di giovani tifosi che rischiano di non sapere cosa sia l’emozione di un Mondiale, quelli che anche dal punto di vista dei padroni dovrebbero almeno essere considerati il bacino di utenza futuro: i prossimi clienti per usare una parola orrenda. Le priorità sono altre, il capitalismo all’italiana come sempre preferisce pochi soldi e subito a un programma serio a lunga scadenza che guarda al domani.