Mutue integrative, un alleato contro il caro-Sanità
In Italia se ne contano oltre 500, convenzionate con 2mila strutture sanitarie. Ma sono ancora meno sviluppate che altrove. Eppure possono rappresentare un'alternativa al privato profit
Nel 2018 19,6 milioni di cittadini si sono visti negare i livelli essenziali di assistenza (Lea). Lo registra una recente indagine del Censis: per almeno una prestazione sanitaria nell’anno hanno provato a prenotare nel Servizio sanitario e, presa visione dei tempi di attesa, hanno scelto di farla nella sanità a pagamento, privata o intramoenia. In 28 casi su 100 i cittadini, conosciuti gli eccessivi tempi d’attesa o trovate le liste chiuse, hanno scelto prestazioni a pagamento.
Secondo il Censis la spesa sanitaria privata media per famiglia nel 2018 è stata pari a 1.437 euro e ha portato ai privati 37,3 miliardi, con un incremento del 7,2% in termini reali sul 2014, mentre la spesa sanitaria pubblica nello stesso periodo calava dello 0,3%.
Sanità, la spesa out of pocket delle famiglie vale 40 miliardi
Anche l’Ania, l’associazione delle imprese di assicurazioni, ha calcolato che la spesa sanitaria privata delle famiglie, la cosiddetta spesa out of pocket, nel 2017 raggiungeva i 40 miliardi.
Gli italiani che l’hanno sborsata sono stati 44 milioni, con una spesa pro-capite stimabile in 655 euro, mentre 7 milioni di italiani si sono indebitati per pagare cure e servizi sanitari. Non solo: 2,8 milioni hanno addirittura dovuto vendere la propria casa o smobilizzare risparmi. Con gli effetti di breve, medio e lungo termine sulla salute causati dalla pandemia di coronavirus Covid-19 il problema sarà sicuramente destinato ad aggravarsi.
Se i privati che offrono servizi assicurativi nel campo sanitario selezionano sempre di più i clienti per evitare i rischi di oneri troppo alti (operazione nota come cream skimming), una risposta sostenibile però esiste e arriva dal passato: è l’adesione alle mutue integrative volontarie, le antiche società di mutuo soccorso, organizzazioni cooperative non profit che non escludono nessuno.
Approfondimento
Coronavirus: il crollo della sanità pubblica. E le colpe della privatizzazione
Vittorio Agnoletto: «La sanità pubblica è stata tagliata, indebolita e smantellata. Deve essere rifinanziata e tornare a produrre salute. Non profitto per pochi». Come in Lombardia
Cosa sono le società di mutuo soccorso
Le società di mutuo soccorso sono organizzazioni costituite da persone che, senza finalità di lucro, si associano e conferiscono contributi economici con lo scopo primario di ottenere prestazioni di assistenza e sussidi nei casi di bisogno. Promuovono inoltre la cultura della mutualità, intesa come valore universale, favorendo la coesione sociale.
Le società di mutuo soccorso non hanno finalità di lucro, ma non sono enti di beneficenza. Nascono storicamente come strumento autorganizzato per affermare una condizione di diritto che emancipa dalla carità e dalla beneficenza. I soci sono tenuti al versamento di un contributo annuo predeterminato in funzione delle prestazioni sottoscritte e la somma dei contributi di tutti costituisce il patrimonio di risorse da cui derivano le prestazioni destinate a sostenere il singolo socio in situazioni di bisogno, sulla base di regole condivise.
Non v’è remunerazione del capitale perché non ci sono azionisti da compensare. Non selezionano e non discriminano per condizioni soggettive e individuali ma possono adottare regole generali per garantire la sostenibilità e disincentivare adesioni opportunistiche. Garantiscono al socio l’assistenza a vita perché il rapporto associativo è volontario e non può essere interrotto unilateralmente da parte della società né per sopraggiunti limiti di età né per aggravamento del tasso di rischio né se, per ragioni di malattia anche cronica o di vecchiaia, il socio ha bisogno con maggiore frequenza delle prestazioni.
Sono trasparenti, eleggono democraticamente gli organi societari e i soci partecipano alle scelte strategiche con il voto.
Una storia che comincia a metà dell’Ottocento
Le società di mutuo soccorso iniziarono a fiorire in Italia dalle rivoluzioni del 1848 anche grazie allo Statuto Albertino. Il loro boom si ebbe nell’Italia postunitaria, quando lo Stato era privo di welfare pubblico. Nel 1885 erano 4.896 con circa 800mila soci effettivi, nel 1897 erano 6.700 ma più della metà aveva però meno di 100 iscritti.
Il 17 marzo 1898 fu istituita l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro per i lavoratori dell’industria, facendo seguito alla costituzione della Cassa nazionale contro gli infortuni del 1883, mentre il 17 luglio del 1898 il Parlamento approvò l’istituzione della Cassa nazionale di previdenza per invalidità e vecchiaia.
Il 29 e 30 giugno 1900 la Lega nazionale delle cooperative italiane lanciò l’idea di una organizzazione comune tra le società di mutuo soccorso. Il 5 settembre dello stesso anno nacque la Federazione italiana delle società di mutuo soccorso.
Il 23 dicembre 1978 la legge 833 istituì il Servizio sanitario nazionale, che estese a tutti i cittadini il diritto a fruire delle prestazioni assistenziali sanitarie in condizioni di uguaglianza e di uniformità.
La mutualità volontaria non fu toccata dal provvedimento, perché eroga prestazioni integrative dell’assistenza prestata dal Ssn. La legge di riforma 502 del 30 dicembre 1992 introdusse i fondi sanitari integrativi finalizzati alla erogazione di prestazioni aggiuntive rispetto a quelle del Ssn.
Fimiv, la Federazione che raggruppa 524 mutue
La Fimiv, Federazione italiana della mutualità integrativa volontaria, rappresenta le società di mutuo soccorso italiane che svolgono la propria attività nel campo sanitario, sociale e culturale a vantaggio dei soci ed è l’organismo di settore della Lega nazionale delle cooperative e mutue, l’associazione che riunisce oltre 15mila cooperative con oltre 7,8 milioni di soci in tutti i settori.
Fimiv promuove e favorisce lo sviluppo di un modello mutualistico-cooperativo tra 524 società di mutuo soccorso direttamente aderenti o collegate attraverso i coordinamenti territoriali. Nel 2016 le società di mutuo soccorso aderenti alla Federazione hanno partecipato all’integrazione dell’assistenza sanitaria pubblica mediante prestazioni e sussidi erogati ai propri soci e assistiti per un valore complessivo di 95 milioni di euro, pari a oltre il 78% dei contributi raccolti.
Per l’erogazione di prestazioni sanitarie e sociosanitarie le società di mutuo soccorso possono avvalersi di una rete nazionale di convenzioni che Fimiv ha realizzato con oltre 2mila strutture sanitarie e medici per ottenere condizioni agevolate e vantaggiose per tutti i soci e gli assistiti delle società aderenti con riferimento ai tariffari, alle modalità e ai tempi di accesso.
Il ruolo del Consorzio sanitario di categoria e del fondo Coopersalute
Nel gennaio del 2006 le principali mutue sanitarie aderenti a Fimiv hanno dato vita al Consorzio MuSa (Mutue Sanitarie).
Si tratta della Società nazionale di mutuo soccorso Cesare Pozzo (Milano), della Campa mutua sanitaria Integrativa (Bologna), Sma Società Mutua Assistenza (Modena), Insieme Salute Lazio (Roma), Insieme Salute (Milano), Insieme Salute Toscana (Firenze), Società mutua Piemonte (Pinerolo, Torino), Moa Mutua Ospedaliera Artigiani (Varese), FareMutua (Bologna) e di Medì Sms (Mestre, Venezia).
Dal 2007 il Consorzio detiene l’affidamento in gestione di una quota del Fondo Coopersalute (derivato dal contratto collettivi di lavoro della distribuzione cooperativa) per circa 7mila lavoratori (4mila di Coop Lombardia, 2.500 di Coop Liguria e altri di cooperative di consumatori in Emilia Romagna). Sono circa 9 milioni i lavoratori dipendenti che oggi possono avvalersi dell’assistenza sanitaria integrativa attraverso gli innumerevoli fondi negoziali istituiti dalle parti sociali a seguito della stipula di un contratto collettivo nazionale di lavoro.
Il gigante del settore: la Società Cesare Pozzo
La Società nazionale di mutuo soccorso Cesare Pozzo, con i suoi oltre 155mila soci e con l’esperienza accumulata dal 1877, è la più grande tra le realtà italiane che operano nel campo della mutualità integrativa sanitaria. Comprendendo anche i familiari dei soci assiste complessivamente circa 400mila persone in tutta Italia.
La sua sede storica è a Milano ed è presente in tutte le regioni con 19 sedi regionali e oltre 70 fra sportelli e presidi in varie località italiane. Cesare Pozzo non ha fini di lucro: grazie alla stabilità economica raggiunta offre una vasta gamma di soluzioni, servizi e forme di assistenza in grado di alleggerire il peso delle spese sanitarie di tutta la famiglia.
Cesare Pozzo gestisce inoltre fondi sanitari integrativi e coperture collettive aziendali originati da contratti collettivi, accordi o regolamenti aziendali. Ai soci vengono erogati sussidi utili per integrare i costi sostenuti per le spese mediche. Sono previsti anche sussidi di natura socio economica tesi a sostenere le famiglie in caso di difficoltà.
Cesare Pozzo è iscritta all’Anagrafe dei fondi sanitari e gestisce numerosi fondi contrattuali. Dal 2016 ha ottenuto la certificazione di qualità per la gestione dei fondi sanitari e ha anche il massimo punteggio nel rating di legalità, tre stelle, rilasciato dall’Autorità antitrust.
Da aprile 2015 Cesare Pozzo ha adottato il codice etico per garantire un corretto rapporto fra i suoi 124 lavoratori e l’azienda. Durante l’emergenza della pandemia di coronavirus Cesare Pozzo ha intrapreso numerose iniziative a favore dei soci e delle aziende associate per la sanità integrativa, come i nuovi aiuti gratuiti per ricoveri e isolamento domiciliare da Covid-19 o le proroghe alle scadenze delle domande di sussidio.
Il nuovo fronte: la non autosufficienza
Le società di mutuo soccorso sanitarie sono attualmente impegnate sul fronte della non-autosufficienza, che rappresenta per le famiglie uno dei carichi più onerosi e problematici.
Le mutue sanitarie Campa di Bologna e Insieme Salute di Milano, dopo aver verificato e riconosciuto l’effettivo stato di non autosufficienza del socio assistito, erogano un sussidio per tutte le spese di assistenza socio-sanitaria sostenute e da sostenere correlate al suo stato, fino all’importo di 500 euro al mese con un massimale annuo di 6mila euro e per un tempo massimo di cinque anni. In alternativa al sussidio, viene garantita l’erogazione diretta di alcuni servizi o la loro organizzazione fino allo stesso importo massimale mensile.
L’adesione è possibile entro i 65 anni. Stesso importo mensile e stesso massimale annuo anche per la Mutua Cesare Pozzo, che garantisce al socio riconosciuto non-autosufficiente il pagamento di un’indennità forfettaria mensile per tre anni, in presenza di continuità di iscrizione, mediante una polizza sanitaria stipulata in partenariato con la mutua francese non profit Harmonie Mutuelle Italia.