I prezzi alimentari non sono mai stati così alti
A causa della guerra in Ucraina i prezzi alimentari battono ogni record, spingendo milioni di persone verso la fame e la povertà
Ogni giorno le immagini dei palazzi bombardati e dei civili in fuga ci ricordano in modo inequivocabile cosa significa la guerra. Le ripercussioni però sono tante; alcune si vedono a occhio nudo, altre meno, ma tutte ricadono in modo preponderante sulle fasce più deboli della popolazione. Come la cavalcata dei prezzi alimentari che infrange record di mese in mese, spingendo milioni di persone verso la fame e la povertà.
Cos’è il Food Price Index della FAO
Era il 1996 quando l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) ha introdotto il Food Price Index per misurare i prezzi di un paniere di beni alimentari dal 1990 in poi. Da allora, più volte questo indice ha virato verso l’alto. Ha toccato un valore medio annuo di 117,5 punti nel 2008, con la crisi finanziaria globale. Ha sfondato la soglia dei 131,9 punti nel 2011, nel pieno della primavera araba e dell’ondata speculativa sul cibo. Dopodiché non si è più avvicinato a livelli simili. Fino al 2021, l’anno in cui l’economia globale si è trovata scompaginata dalla pandemia, dal caos nelle catene di approvvigionamento e dal boom dei prezzi dell’energia e dei trasporti.
Il peso della speculazione
Se gli occhi della finanza puntano il settore agroalimentare
Nel 2005 pochi grandi fondi investivano nel settore agroalimentare, oggi sono in 750 a farlo. E in futuro si prevede un’ulteriore crescita
I prezzi alimentari sono ai massimi storici
Quando a novembre 2021 il Food Price Index ha toccato i 134,4 punti, è scattato l’allarme rosso. Già allora era chiaro che i prezzi alimentari non sarebbero tornati alla normalità a breve; l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Vladimir Putin è stata il colpo di grazia. Come da copione, a marzo 2022 ha raggiunto i 159,3 punti, il valore più alto di sempre, con un balzo in avanti del 12,6% nell’arco di appena un mese.
L’influsso della guerra è fuori da ogni dubbio. Il fatto che Ucraina e Russia esportino un terzo del grano e un quinto del mais a livello globale spiega il motivo per cui l’indice relativo al prezzo dei cereali abbia sfondato il tetto dei 170 punti, con una crescita del 17,1% rispetto a febbraio. L’impennata più vertiginosa però è quella dei prezzi degli oli vegetali, il cui indice è arrivato a 248,6 punti a marzo, 46,9 in più rispetto a febbraio e 89,3 in più rispetto a un anno prima. Anche in questo caso il conflitto in Ucraina ha innescato conseguenze a catena interrompendo le esportazioni di olio di semi di girasole e, come reazione, incrementando la domanda di oli di palma, colza e soia.
Prezzi alimentari, energia, finanza: una crisi tridimensionale
Il Global Crisis Response Group delle Nazioni Unite parla di crisi tridimensionale, perché coinvolge non solo il cibo, ma anche l’energia e la finanza. E tre sono anche i fattori scatenanti, perché la guerra in Ucraina è andata a infierire su un contesto internazionale già messo in ginocchio dal Covid-19 e dai cambiamenti climatici. «Le popolazioni vulnerabili nei Paesi in via di sviluppo sono particolarmente esposte a queste oscillazioni dei prezzi, visto che spendono la maggior parte del loro reddito per il cibo e l’energia», si legge nel report. E perché tipicamente non sono autosufficienti nell’approvvigionamento alimentare, ma dipendono in modo strutturale dalle importazioni. Non è quindi da escludere l’emergere di disordini sociali.
263 milioni di nuovi poveri nel mondo
Il report The State of Food Security and Nutrition in the World (SOFI 2021) già stimava che 768 milioni di persone soffrissero la fame nel 2020, cioè il 9,9% dell’umanità, e 2,37 miliardi fossero in uno stato di insicurezza alimentare. Stando al Global Crisis Response Group, è lecito attendersi che si concretizzino le previsioni peggiori.
Un nuovo studio della ong Oxfam, intitolato “Dalla crisi alla catastrofe”, va in questa direzione. Sostiene infatti che entro la fine del 2022 altri 65 milioni di persone rischino di sprofondare sotto la soglia della povertà estrema (pari a un reddito di 1,90 dollari al giorno) proprio a causa dei prezzi alimentari ed energetici alle stelle. Aggiungendoli ai 198 milioni che subiscono l’impatto della pandemia, si arriva a un totale di 263 milioni di nuovi poveri nel 2022. Più della popolazione di Italia, Francia, Spagna, Regno Unito, Svizzera e Grecia messi insieme. Allargando lo sguardo a tutti coloro che si sostentavano con meno di 1,90 dollari al giorno già da prima, si arriva a 860 milioni di persone. I primi due Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu – azzerare la povertà e la fame entro il 2030 – non sono mai apparsi così lontani.