Il Psg in trasferta in barca a vela
La parte più consistente delle emissioni di CO2 nel mondo del calcio è dovuto agli spostamenti. Le squadre adotteranno mezzi più ecologici?
I voli aerei associati al calcio evocano tragedie. Intere squadre decimate: dal Torino al Manchester United, alla Chapecoense. Singoli calciatori come Emiliano Sala, scomparso in volo sulla Manica mentre volava su un jet privato dalla Francia alla Gran Bretagna per firmare il contratto con il Cardiff. Ma c’è un’altra tragedia, oramai va chiamata in questi termini, che è quella dell’impatto ambientale che hanno i voli aerei, soprattutto quelli superflui. Quindi la maggior parte di quelli calcistici.
Il meritorio lavoro degli attivisti (in Italia abbiamo la pagina Jet dei ricchi) ha permesso attraverso il flight tracking di monitorare il profluvio di voli di aerei privati che gli imprenditori e le celebrità usano per spostarsi, inquinando per capriccio in poche ore più di quanto facciano diverse famiglie in un anno. Il calcio sembrava immune a queste accuse. Fino a che, settimana scorsa, è stato chiesto conto al Psg del perché avessero usato l’aereo per la trasferta a Nantes, poco più di 300 km, nemmeno due ore in treno.
La risposta arrogante di allenatore e stella della squadra, la prossima volta andiamo a vela, ha aperto la questione, che però si è subito chiusa. Polemiche erano esplose anche lo scorso anno, quando il Manchester United per andare in trasferta a Leicester, 165 km, prese un volo della durata di nemmeno 15 minuti. Peggio ha fatto l’Arsenal, una decina di minuti di volo per andare a Norwich, dietro l’angolo.
Negli studi sull’impatto ambientale del pallone si evince che il 15% dell’inquinamento è generato dai tifosi e dai loro consumi. Il 35% dal consumo di energia (chissà se quando a noi chiederanno di spegnere riscaldamenti e non fare lavatrici sposteranno tutte le partite della Champions League al pomeriggio per risparmiare sull’illuminazione). E ben il 40% dalla mobilità. Sono gli spostamenti che inquinano. Ecco che se anche le trasferte nello sport sono obbligatorie, si possono però fare in altro modo, dai treni ai pullman elettrici.
E altri spostamenti come le tournée estive, quando le squadre vanno fare inutili esibizioni in giro per il mondo, si possono evitare. Un breve calcolo del tour estivo del Manchester United ha stabilito che la squadra ha emesso almeno 1.800 tonnellate di anidride carbonica: l’equivalente del consumo di elettricità di circa 350 abitazioni all’anno, o 400 auto guidate in un anno.
Dato che le squadre che fanno questi spostamenti sono molte, possiamo immaginare che solo per le inutili amichevoli estive in giro per il mondo i top club europei abbiano consumato quanto dieci o ventimila case, ovvero quanto consuma un Paese di medie dimensioni in tutto l’anno.
A questo si aggiunge la mania dei jet privati, utilizzati dai calciatori e dai loro agenti durante i mesi del calciomercato, che oramai copre quasi metà dell’anno. O anche solo per farsi il fine settimana sull’isola tropicale, quando non sono convocati per la partita. Se non è di proprietà del calciatore, il jet privato messo è a disposizione dalla società. Uno studio di qualche anno fa aveva stabilito che solo i primi venti calciatori, e solo per i loro spostamenti privati sui jet, avessero emesso oltre 500 tonnellate di anidride carbonica.
Dulcis in fundo c’è l’impatto ambientale dei grandi eventi, che amano riempirsi la bocca di parole come sostenibilità o impatto zero ma poi, alla resa dei conti, sono i momenti più impattanti e devastanti per gli ecosistemi dei Paesi che li ospitano. Qui avevamo analizzato l’operazione greenwashing della Fifa per Qatar 2022. Come finirà tutto questo? Finirà sott’acqua, probabilmente.
Come ha rilevato The Athletic, a causa delle gigantesche inondazioni dovute all’innalzamento dei mari, a loro volta provocati dai cambiamenti climatici, un fatto oramai dato per certo entro il 2050 ma a cui fingiamo di non essere interessati, buona parte degli stadi dove oggi si giocano le partite di Champions League nel 2050 saranno completamenti sommersi dall’acqua. E allora, se non invertiamo subito la rotta, ecco che tra una decina di anni il Psg farà davvero le trasferte a vela…