Il riscatto di Taranto: l’ecodidattica in aiuto della scuola digitale
Scuola a distanza, collaborativa e strumenti digitali. Così si formano gli studenti su cambiamento climatico e sostenibilità
Anche la cittadinanza attiva fa bene alla scuola e può agevolare sia la formazione dei docenti che dei ragazzi alla didattica a distanza. Arriva dall’Istituto Superiore e Liceo Tecnico Righi di Taranto, uno dei primi progetti italiani sull’educazione ambientale che diventerà materia obbligatoria nel prossimo anno scolastico. Si intitola ecodidattica, è «nativa digitale» e fa parte dell’offerta formativa dell’istituto già dal 2016, all’interno del corso dedicato all’energia rinnovabile e sostenibilità ambientale.
Il format per l’educazione ambientale già pronto
«Sono metodologie per l’educazione ambientale e la cittadinanza attiva, già corrispondenti alle linee guida diffuse dal ministero dell’Ambiente e completamente digitalizzate» racconta a Valori il suo ideatore, Alessandro Marescotti, professore di italiano e storia nonché presidente di Peacelink, storica associazione per la tutela della pace e dell’ambiente. «Da cinque anni ho anche l’incarico di animatore digitale dell’istituto» prosegue il docente. «L’esperienza di cittadinanza attiva mi ha sicuramente agevolato. Ma comprendo che passare dalla didattica frontale in aula a quella esclusivamente digitale, da un giorno all’altro, non sia stato semplice per centinaia di migliaia di insegnanti e famiglie in tutta Italia».
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Scuola: dalla distanza alla collaborazione
Per il professor Marescotti la difficoltà nell’emergenza dettata dal coronavirus è stata, invece, quella di doversi sdoppiare. Sia per seguire i propri alunni che per la formazione ai colleghi che non erano ancora preparati all’utilizzo del web.«Nei momenti più critici mi sono venuti incontro i miei allievi, che hanno illustrato al posto mio, quando sono rimasto senza voce, i principali strumenti digitali utilizzati a lezione. Dall’impostazione dei webinar, alla costruzione di un padlet fino all’elaborazione di mappe concettuali, che ormai i ragazzi hanno imparato a usare abitualmente per seguire la lezione».
Non è, quindi, solo questione dei temi affrontati, ma anche di metodo. La preparazione per le lezioni online è completamente diversa rispetto a quelle frontali. «Senza saperlo eravamo pronti all’impatto scatenato dal coronavirus sulla scuola. Da almeno tre anni avevamo già impostato l’ora di ecodidattica in webinar per almeno 60 studenti. Con i contenuti progettati per l’utilizzo sul web» sottolinea Marescotti. «Semmai, quelle che non hanno retto, a causa dell’ingresso massiccio di docenti e studenti da tutta Italia, sono state le piattaforme digitali in open source che avevamo utilizzato fino a quel momento».
È nata oggi questa rete. Aderisci anche tu a #ecodidattica pic.twitter.com/Hp3nK9WSmZ
— Alessandro Marescotti (@alemarescotti) January 12, 2016
Manuali, padlet e repository su clima e sostenibilità
Ora, in mancanza di spazi web scolastici, i materiali, scaricabili e aperti alla consultazione di chiunque ne voglia usufruire sono sia sul sito professionale del docente che sul sito web di Peacelink. Tra i temi affrontati l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile dell’ONU con le schede sui 17 Obiettivi (Sustainable Development Goals) e i cambiamenti climatici. Ma anche il manuale scaricabile con tutti i principali elementi dell’ecologia applicata alla sostenibilità. E un repository con i progetti che hanno coinvolto 16 scuole nella sola Taranto e almeno 40 in Puglia.
…e webinar come lezioni all’università
«Da quando le scuole sono chiuse, la nostra ora di ecodidattica del sabato mattina si è trasformata in una lezione aperta, come se fossimo all’università. Con la partecipazione di centinaia di persone, docenti e allievi da tutta Italia» racconta Marescotti. Un metodo che ora è stato esteso all’intero orario scolastico, diventato punto di riferimento per molti altri insegnanti. Con risultati sorprendenti.
#CLIMATEACTION Su questo Padlet è stato realizzato il repository didattico della rete #ECODIDATTICA sui cambiamenti climatici: condividetelo e portatelo nella vostra scuola. https://t.co/k8IonTlpc4
— PeaceLink (@peacelink) September 21, 2019
Il ritorno alla scuola collaborativa
«Ogni allievo ha creato un proprio portfolio digitale, una sorta di quaderno elettronico. Dove inserire tutti i suoi appunti, scansionando anche quelli manuali. Mappe, schede, slides, video, link. Mentre a noi insegnanti tocca il compito di presentare materiali progettati in modo da poter essere trasportati da una piattaforma all’altra» spiega Marescotti.
«Quello che mi ha piacevolmente sorpreso è come i ragazzi abbiano applicato il metodo acquisito con l’ecodidattica a tutte le altre materie. Come l’uso delle mappe concettuali, necessario per fissare pensiero logico complesso, che ormai i miei allievi utilizzano abitualmente». Ogni elaborato viene poi condiviso in cloud, cioè su un’unica piattaforma in grado di contenere i contenuti a cui tutti hanno accesso. La scuola a distanza si è così trasformata in un’esperienza di didattica collaborativa. Con gli studenti liberi di cercare gli strumenti più adatti per memorizzare i concetti e per raffigurare quanto hanno appreso.
https://twitter.com/laringhiera/status/1197842913365045248
Strumenti digitali per comprendere la complessità
«Interrompendo il programma di storia non era pensabile limitarsi a far studiare i ragazzi sul libro elettronico» precisa il professore che ha preferito reperire in rete i video da guardare e commentare insieme agli studenti. «Certo, strumenti digitali e lezioni in webinar non possono sostituire la relazione umana. Ma dal punto di vista dell’apprendimento favoriscono la comprensione della complessità».
#ExIlva, Alessandro Marescotti: "La caratteristica dell’#Ilva di #Taranto è il suo gigantismo, produce 4,7 milioni di tonnellate annue di acciaio, se non ne produce almeno 7 va in perdita. Le perdite degli ultimi mesi sono di 720 milioni di euro"#ArcelorMittal pic.twitter.com/gY1YKtNRJD
— Radio1 in vivavoce (@Radio1VivaVoce) November 19, 2019
Un metodo efficace che in questi anni si è rivelato valido per avvicinare ai temi ambientali centinaia di adulti e ragazzi. Producendo formazione concreta in vista del futuro post crisi, come le azioni per fermare i cambiamenti climatici e i principi della green economy. Ma anche per affrontare questioni cruciali come l’inquinamento e l’impatto dell’acciaieria Ilva, che il lockdown non ha fermato.