Per salvarci dai cambiamenti climatici serve anche la finanza
Mobilitare il mondo della finanza è imprescindibile per adattarsi ai cambiamenti climatici e per garantire la transizione ecologica
Martedì 26 ottobre si è tenuto a Parigi il Climate Finance Day, appuntamento che dal 2015 punta a mobilitare il mondo della finanza nella battaglia contro i cambiamenti climatici. Il summit riunisce infatti i dirigenti dei grandi istituti finanziari internazionali, banche, fondi d’investimento e compagnie d’assicurazione.
Le proteste al Climate Finance Day di Parigi
L’edizione 2021 è stata caratterizzata, più che da importanti annunci provenienti da presidenti e amministratori delegati, dalle proteste di alcuni attivisti, che hanno interrotto i lavori per chiedere di bloccare, definitivamente e immediatamente, ogni investimento per lo sviluppo delle attività legate alle fonti fossili. Per il bene del Pianeta ma anche delle stesse aziende del settore della finanza.
Nella sala che ha ospitato il Climate Finance Day risuonavano infatti ancora le parole pronunciate nel 2015 da Henri de Castries, all’epoca amministratore della compagnia Axa: «Un mondo con una temperatura media globale cresciuta di 4 gradi centigradi non sarà più assicurabile». Per le banche, inoltre, gli investimenti legati a carbone, petrolio e gas rischiano di trasformarsi in stranded asset, ovvero in esposizioni tossiche.
«Dobbiamo ripensare l’interno nostro modo di vivere»
Occorre dunque scongiurare un nuovo potenziale crack finanziario. Ma l’apporto della finanza è fondamentale anche in chiave proattiva. Concretamente, affinché il mondo raggiunga la carbon neutrality entro la metà del secolo, occorre, per usare le parole del segretario generale dell’Organizzazione meteorologica mondiale, Petteri Taalas, «ripensare le nostre industrie, la produzione di energia, i trasporti e l’intero nostro modo di vivere. Queste trasformazioni sono economicamente abbordabili e tecnicamente fattibili».
È perciò necessario decarbonizzare le aziende, sviluppare le energie rinnovabili, elettrificare il parco automobilistico, rendere efficienti gli edifici esistenti e ripensare l’edilizia, così come l’agricoltura. Per farlo – e completare così la transizione ecologica in tutto il mondo – secondo l’Ocse sarà necessario investire 6.900 miliardi di dollari all’anno di qui al 2030.
La necessità di mobilitare anche la finanza
Una somma che non possono stanziare da soli gli Stati: è per questo che occorre forzatamente coinvolgere gli attori privati. A cominciare proprio dalla finanza, che di denaro ne mobilitano in quantità gigantesche. Sempre che questi accettino, finalmente, di rinunciare al business as usual.