Clima e transizione ecologica. Cosa possono fare i fondi sovrani
Christiana Figueres, ex segretaria dell’Unfccc, ha invitato i fondi sovrani a modificare le strategie d’investimento tenendo conto del clima
Più di 10mila miliardi di dollari. La ricchezza accumulata dai fondi sovrani di tutto il mondo, secondo i dati dell’indicatore Global Sovereign Wealth Fund è stratosferica. E se non verrà orientata in modo da essere compatibile con la battaglia contro i cambiamenti climatici, rappresenterà un’enorme zavorra nel processo di transizione ecologica.
I fondi sovrani possono modificare profondamente le economie
A ricordare la necessità di imporre anche alla finanza comportamenti in grado di sostenere la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra è Christiana Figueres. L’ex segretaria dell’Unfccc, la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, ha lanciato in questo senso un appello. Intervistata dall’agenzia Bloomberg, ha spiegato che le pratiche di tali imponenti organismi sono inquietanti.
«Le preoccupazioni dei fondi sovrani rispetto ai cambiamenti climatici – ha dichiarato – per ora si sono concentrate molto sulla gestione del rischio. Così come sullo sfruttamento delle opportunità legate alla transizione verso attività a basso impatto. Ma considerata la gravità della crisi climatica, ciò non può essere considerato sufficiente».
L’inchiesta sulle strategie d’investimento dei fondi sovrani
I principali fondi al mondo hanno infatti a disposizione una tale mole di denaro da poter decidere le sorti dell’economia. Possono infatti investire su un settore, una tecnologia o un’azienda specifica. O, al contrario, escludere determinati comparti. E provocare in tal modo profondi cambiamenti. Basti pensare che il fondo sovrano più grande del mondo, il norvegese Norges Bank Investment Management ha a disposizione 1.365 miliardi di euro di asset gestiti. E il secondo, il cinese China Investment Corporation, raggiunge i 1.222 miliardi di dollari.
Ma qual è il grado di attenzione dei fondi sovrani alla questione del riscaldamento globale? Il quotidiano francese Novethic cita in questo senso un’inchiesta condotta dall’International Forum of Sovereign Wealth Funds (IFSWF). I risultati sembrano positivi, poiché l’88% dei fondi dichiara di tenere conto del clima nelle scelte d’investimento. «Ma – sottolinea il giornale transalpino – con grandi differenze in termini di metodologie. Solo un terzo di chi ha risposto all’inchiesta ha formalizzato una strategia climatica. E poco più di un terzo ha fissato obiettivi specifici per i propri dipendenti».
Christiana Figueres: occorre modificare i modelli e i portafogli
Va detto che nel 2019 il fondo sovrano della Norvegia, alimentato in larghissima parte dalla vendita di petrolio, aveva annunciato la volontà di investire in società non quotate nel settore delle rinnovabili. Abbandonando (parzialmente) gas e greggio. All’epoca, i dirigenti parlarono di «scelta non ambientale ma a tutela del nostro portafoglio».
Clima e investimenti
Il fondo sovrano norvegese: più rinnovabili, meno fossili. E non per bontà
Il fondo investirà in società non quotate nel settore delle rinnovabili, abbandonando (parzialmente) gas e petrolio. “Scelta non ambientale ma per tutelare il nostro portafoglio”
Ma secondo Christiana Figueres non dovrebbe essere solo la volontà di incrementare i profitti a guidare le decisioni dei fondi sovrani. È necessario infatti – ha spiegato – modificare i modelli d’investimento per ottenere una vera decarbonizzazione dei portafogli. Per farlo, occorre collaborare con le aziende nelle quali si investe, e al contempo formare i propri manager e amministratori. D’altra parte, anche questa è tradizione ecologica.