I grandi investitori al G7: «Stop alle sovvenzioni per le fonti fossili»

Un gruppo di 288 grandi investitori mondiali da 26mila miliardi di dollari ha lanciato un appello ai Paesi del G7: «Stop alle sovvenzioni alle fonti fossili».

Andrea Barolini
Per centrare gli obiettivi climatici che si è fissata la comunità internazionale è indispensabile puntare sulle rinnovabili e abbandonare progressivamente le fonti di energia fossile
Andrea Barolini
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Nel primo giorno di lavori del G7 di La Malbaie, in Canada, quella climatica non sembra essere la questione più scottante sul tavolo dei capi di governo. Nonostante la decisione del primo ministro di Ottawa Justin Trudeau di nazionalizzare un immenso oleodotto, il Trans Mountain, con l’obiettivo di triplicarne la capacità, a “fagocitare” la discussione è stato finora altro. Innanzitutto lo scontro commerciale avviato dagli Stati Uniti di Donald Trump.

In particolare, a dividere è la questione dei dazi imposti alle importazioni di acciaio e alluminio. Quindi si è parlato della possibilità di riammettere ai summit la Russia. Senza dimenticare il dossier sul nucleare iraniano e la decisione dello stesso Trump di abbandonare prima del termine il summit (direzione Singapore, dove incontrerà il leader della Corea del Nord Kim Jong-un).

Gli investitori rappresentano 26mila miliardi di dollari

Per tentare di far tornare in auge la questione climatica, un gruppo di 288 grandi investitori mondiali ha lanciato un appello. Battezzato “The Investor Agenda”, il documento ha preso la forma di una lettera aperta rivolta ai Paesi del G7. Secondo gli investitori, che rappresentano la bellezza di 26mila miliardi di dollari, è ora di dire basta ai finanziamenti alle fonti fossili.

Sul clima poca ambizione. Andiamo incontro ad una crescita inaccettabile della temperatura media globale

«Registriamo – scrivono i 288 – un deficit di ambizione. Anche se gli impegni  assunti finora dai governi fossero rispettati in pieno, la traiettoria porterà ad un aumento inaccettabile della temperatura media globale. Che provocherà importanti impatti economici negativi”. Firmato (tra gli altri): Allianz, Amundi, Axa, BNP Paribas, Calpers, Ecofi, Ethos Foundation, HSBC, Mitsubishi UFJ, Nomura, Unipol e Zurich Insurance Group.

Secondo il World Energy Outlook dell’International Energy Agency, in effetti, ancora oggi i governi delle nazioni industrializzate concedono sovvenzioni alle energie fossili per 260 miliardi di dollari all’anno (dato del 2016). Di cui 100 soltanto dai Paesi del G7.

L’appello al G7: «Si indichi una data per l’abbandono del carbone»

Ma gli investitori chiedono anche che vengano fornite date certe in merito all’abbandono del carbone come fonte per la produzione di energia. Si tratta di un elemento-chiave della lotta ai cambiamenti climatici. Basti pensare che il 40% dell’energia prodotta nel mondo dipende ancora da tale fonte fossile. Al contrario, occorre puntare sulle energie rinnovabili: «Per assicurare una transizione armoniosa e giusta verso un’economia low-carbon – si legge nella lettera – è importante che sia garantito a tutti un accesso alle fonti pulite».

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63 anni di cambiamenti climatici. La crescita inarrestabile della temperatura media globale © Nasa

Infine, nell’appello si sottolinea «l’importanza vitale» della trasparenza finanziaria. Per questo si chiede ai membri del G7 di «impegnarsi pubblicamente per l’implementazione delle raccomandazioni della TCFD (Task Force on Climate-related Financial Disclosure)». Quest’ultima ha chiesto ai diversi attori del mondo della finanza di valutare e rendere pubblica la loro esposizione al “rischio climatico”. Nonché di adottare le strategie necessarie per limitare l’impatto ambientale di loro business.