I cinque più importanti appuntamenti per il clima nel 2024
Biodiversità, desertificazione, fonti fossili. Ma anche elezioni europee e Summit del futuro. Gli appuntamenti che mettono al centro il clima
Il 2023 è stato l’anno più caldo mai registrato. Cosa sarà del 2024 non è dato saperlo, anche se è molto probabile che si tratterà di un nuovo anno costellato di record. Una cosa certa, però, è che anche i prossimi dodici mesi saranno cruciali per il clima della Terra. Come lo sono stati i precedenti e come lo saranno i successivi. Perché quando si vive in una situazione di emergenza, non c’è tempo da perdere e non si può abbassare mai la guardia.
Sono numerosi gli appuntamenti che, nel corso dell’anno, impegneranno la comunità internazionale nella ricerca di soluzioni alla crisi climatica. Ne abbiamo selezionati cinque per voi.
1. Banking on climate chaos: cosa fa la finanza per (o meglio, contro) il clima
Tra marzo e aprile uscirà la nuova edizione del rapporto Banking on climate chaos. Redatto da un gruppo di organizzazioni non governative, si tratta di uno studio che fa il punto su quanti soldi le 60 più grandi banche al mondo hanno concesso al settore delle fonti fossili a partire dal 2016. Ovvero dall’anno successivo al raggiungimento dell’Accordo di Parigi. Nel solo 2022, si è trattato di 900 miliardi di dollari. Per un totale di 5.500 miliardi di dollari nell’intero periodo 2016-2022. Ovvero soli 7 anni. E da soltanto 60 banche. Escludendo, quindi, il resto del mondo della finanza: i fondi pensione, i fondi di investimento, le compagnie di assicurazione…
Cosa ci dirà il rapporto 2024? Le grandi banche avranno iniziato finalmente a disinvestire dai combustibili fossili aumentando invece il proprio impegno per sostenere la transizione ecologica?
2. Le elezioni europee: quale futuro per il Green Deal?
L’Europa è tra i continenti che, storicamente, sono maggiormente responsabili delle emissioni di gas climalteranti. L’Unione europea, però, si è data obiettivi abbastanza ambiziosi e si è impegnata seriamente in questi anni per raggiungerli. Il Green Deal, pur con molti limiti, rappresenta una cornice di azione tra le più ambiziose a livello globale. Innanzitutto ponendo l’obiettivo di ridurre le emissioni del 55% entro la fine di questo decennio. La presidenza di turno della Ue, dal 1 gennaio occupata dal Belgio, ha l’importante compito di raggiungere un accordo sull’obiettivo di riduzione al 2040. Idealmente tra l’85 e il 90%.
C’è però un problema: dal 6 al 9 giugno si terranno le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo e, di conseguenza, della Commissione. Dati i venti di destra che tirano in quasi tutti i Paesi dell’Unione è abbastanza naturale aspettarsi un cambio di maggioranza. Non più una “maggioranza Ursula”, ovvero composta da Partito Popolare Europeo, Socialisti e Democratici e liberali di centro, ma una coalizione maggiormente sbilanciata a destra. Verso partiti e formazioni politiche che non fanno mistero della loro avversione verso l’ecologia se non addirittura del loro sostegno a posizioni climatoscettiche. Il rischio, quindi, è che il Vecchio Continente faccia enormi passi indietro nella lotta contro la crisi climatica.
3. Il “Summit del futuro”, per dare forza al multilateralismo
Il 22 e 23 settembre si terrà a New York sotto egida Onu il “Summit del futuro”. Un appuntamento che, dichiarano le Nazioni Unite, «mira a rafforzare la cooperazione sulle sfide cruciali e colmare le lacune nella governance globale, riaffermando gli impegni esistenti», tra i quali figurano gli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Perché solo «un sistema multilaterale più forte [può] per avere un impatto positivo sulla vita delle persone».
4. La Cop16 sulla biodiversità in Colombia e quella sulla desertificazione in Arabia Saudita
Le Cop sono il luogo del multilateralismo per eccellenza. Dal 21 ottobre al 1 novembre in Colombia si terrà la sedicesima conferenza delle parti aderenti alla Convenzione sulla diversità biologica, la Cop16. Due anni dopo l’accordo di Kunming-Montréal del 2022 che ha come obiettivo quello di proteggere almeno il 30% delle terre, degli oceani, delle zone costiere e delle acque della Terra entro il 2030, questa Cop sarà l’occasione per i Paesi aderenti per presentare le proprie strategie e i propri piani di azione nazionali per la biodiversità.
Dal 2 al 13 dicembre, invece, si terrà a Riad, in Arabia Saudita, la Cop16 desertificazione, la conferenza delle parti aderenti alla Convenzione contro la desertificazione.
5. Cop29: il mondo si trova a Baku per decidere le sorti del clima del Pianeta
Se parliamo di Cop, però, il nostro primo pensiero va alla conferenza della parti aderenti alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Quella arrivata alla ventottesima edizione nel dicembre scorso a Dubai e che ha il suo prossimo appuntamento (la Cop29) dall’11 al 22 novembre prossimi a Baku, in Azerbaigian. La Cop28 si è chiusa con un accordo definito da alcuni “storico”, ma che in realtà appare molto, troppo timido sulla questione più importante sul tavolo: la sorte dei combustibili fossili. Non si è riusciti ad indicare la strada per l’uscita dalle fossili, limitandosi a un più vago transitioning away, una transizione senza obiettivi chiari che potrà tradursi, a seconda della volontà politica dei singoli Paesi, in semplice diminuzione di uso di combustibili fossili. Tutto dipenderà insomma dall’interpretazione del testo.
La Cop29 dovrà affrontare diverse questioni. Quella finanziaria, perché senza investimenti e senza trasferimenti seri dal Nord al Sul del mondo qualsiasi impegno rimarrà solo una promessa vuota. E quello dell’abbandono delle fonti fossili. Certo, che la Cop si tenga, ancora una volta, in un Paese che dipende all’80% dalle energie fossili non lascia spazio all’ottimismo.