Carlo Buontempo: «Salvare il clima rischia di essere sempre più difficile»

Intervista al direttore del servizio Copernicus di monitoraggio sui cambiamenti climatici dell’Ue: «I risultati concreti dipendono dalla politica»

Carlo Buontempo, direttore del servizio Copernicus © Copernicus/ECMWF

«Compito della scienza è dubitare, sempre. Ma i dati sui cambiamenti climaticiVariazione dello stato del clima rispetto alla media e/o variabilità delle sue proprietà che persiste per un lungo periodo, generalmente numerosi decenni.Approfondisci sono talmente evidenti da apparire come prove. Per questo lanciamo un allarme». Carlo Buontempo è direttore del Copernicus Climate Change Service, il servizio di monitoraggio e vigilanza sui cambiamenti climatici dell’Unione europea. Che dapprima, nel mese di marzo, ha spiegato che l’inverno 2019-2020 è stato il più caldo di sempre, con una temperatura media nel Vecchio Continente di ben 3,4 gradi centigradi superiore alla media del periodo 1981-2010. Quindi, il 22 aprile, ha pubblicato un rapporto nel quale riferisce che, dal 2000 ad oggi, sono stati registrati 11 dei 12 anni più caldi di sempre.

Quali sono i principali dati rilevati da Copernicus nel vostro ultimo report?

Abbiamo analizzato il clima del 2019 e lo abbiamo posto in relazione con i dati degli ultimi decenni. Il fatto che ben 11 dei 12 anni più caldi siano concentrati nel periodo che va dal 2000 ad oggi rappresenta di fatto una prova dei cambiamenti climatici. Ciò per il solo fatto che ottenere una statistica simile è talmente improbabile da lasciare pochi dubbi.

Compito della scienza è di porsi sempre delle domande. Ma anche se guardiamo, ad esempio, alla frequenza dei fenomeni meteorologici estremiSi tratta di fenomeni considerati “rari”. Le caratteristiche delle condizioni meteorologiche estreme possono variare da un luogo all’altro.Approfondisci, che per definizione dovrebbero essere eccezionali, non possiamo che trarre le stesse conclusioni. Lo stesso vale per l’innalzamento del livello dei mariÈ la variazione su scala mondiale e locale del livello della superficie dei mari, a seguito di diverse possibili modificazioni.Approfondisci o per la fusione dei ghiacci polari. Mentre, al contrario, le ondate di freddo sono sempre più rare.

«Statistiche come quelle attuali sui cambiamenti climatici non possono essere frutto del caso»

Siamo ancora in tempo per invertire la rotta?

Il ruolo di Copernicus è di fornire dati climatici attendibili e prodotti in modo sistematico. Ciò per consentire sia al mondo della politica che ai privati di prendere le decisioni migliori. Perciò possiamo affermare, da un punto di vista scientifico, che è sempre più difficile limitare l’aumento della temperatura media globale ad un massimo di 2 gradi, o ancor di più 1,5 gradi. Il tempo a disposizione diminuisce. E le concentrazioni di gas ad effetto serraGas che compongono l’atmosfera terrestre. Trasparenti alla radiazione solare, trattengono la radiazione infrarossa emessa dalla superficie terrestre, dall'atmosfera, dalle nuvole.Approfondisci nell’atmosfera non cessano di aumentare.

La crisi del coronavirus farà scendere temporaneamente le emissioni, ma le Nazioni Unite indicano che occorrerebbe fare molto di più…

Il sistema climatico ha un’inerzia molto grande. Anche con interventi drastici, non vedremmo risultati concreti se non tra molti anni. È normale che un confinamento di alcune settimane non possa incidere. Sui dati potranno esserci variazioni di anno in anno, ma la tendenza generale è chiara.

La politica a suo avviso è cosciente della gravità del problema?

L’impressione è che esistano azioni che avrebbero un costo sociale, finanziario e politico molto alto. E che i governi possano fare fatica a giustificarle. È un problema reale, non c’è dubbio. Detto ciò, il nostro ruolo è limitato all’osservazione accurata dei dati, per poi fornirli a tutti in modo gratuito. Si tratta, però, di analisi oggettive dei numeri. Non di proiezioni future. Per cui non c’è nulla di opinabile. È in questo modo che lanciamo l’allarme.

«I nostri dati rappresentano analisi oggettive, non parliamo di proiezioni future. Non c’è nulla di opinabile»

Cosa implica, emotivamente, lavorare su dati che indicano una direzione chiara, e notare che il mondo non sempre agisce di conseguenza?

In qualche modo ci proteggiamo dall’emotività grazie alla scienza. Non nascondo di essere preoccupato e rammaricato, ma tendo ad essere ottimista. Pensiamo alla crisi del coronavirus, che ha permesso di effettuare cambiamenti che erano totalmente inconcepibili fino a poco tempo fa.

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Carlo Buontempo, direttore del servizio Copernicus © Copernicus/ECMWF

È vero che assistiamo ad una “chiamata alle armi” da parte degli industriali per far ripartire al più presto la macchina economica. Ma è anche vero che in questo periodo molti di noi hanno toccato con mano cos’è davvero indispensabile e cosa no. È in atto un ripensamento generale delle nostre priorità.

Sul tema dei cambiamenti climatici non c’è il rischio che la moltiplicazione degli allarmi possa provocare una sorta di assuefazione?

Esiste un indiscutibile aumento della quantità di dati disponibili. Ma sinceramente non la vedo come una cosa negativa. Avere molti portali che si occupano di fornire informazioni sul clima rischia in effetti la diffusione anche di notizie non sempre accurate. Ma noi dobbiamo continuare nel nostro lavoro: quando ho deciso di accettare il ruolo che ricopro, l’ho fatto perché penso sia una necessità reale della società quella di avere il maggior numero di informazioni a disposizione. E il nostro è uno dei pochi servizi a fornire liberamente anche serie storiche, mese per mese.

E non solo a fini scientifici o di decisioni politiche.

Esatto: molte aziende, ad esempio, utilizzano i nostri dati per scegliere la loro strategia imprenditoriale. Per sviluppare dei prodotti, per decidere dove installare una pala eolica. O per stabilire il cash flow di un impianto idroelettrico. Ma anche per decidere che tipo di vigna impiantare in un determinato territorio, al fine di poter produrre vino che si possa commercializzare sul medio-lungo periodo. In generale, penso che ciò che vada cambiato sia soprattutto il modo di gestire l’interazione tra le informazioni climatiche e le nostre scelte.

«I dati di Copernicus sono fondamentali non solo per scienziati e decisori politici ma anche per le aziende»

Di contro, però, ci sono grandi banche che continuano ad investire sulle fonti fossili…

Alcuni soggetti ritengono che l’interesse sia quello di generare profitto e accontentare gli azionisti. E pensano che il modo migliore per farlo sia puntare sulle fonti fossili. Poi sappiamo anche che esiste la finanza etica, però. E considerando il lungo periodo, si devono registrare anche alcuni buoni segnali, come quelli arrivati dalla Norvegia, che nello scorso mese di settembre ha deciso di ridurre, sebbene parzialmente, gli investimenti nel petrolio.

Le banche che hanno finanziato più le fossili dopo l'Accordo di Parigi, 2016-2019 - fonte "Banking on climate change 2020"
I finanziamenti concessi al settore delle fonti fossili dalle più grandi banche del mondo. Fonte: “Banking on climate change 2020”, BankTrack, Indigenous Environmental Network, Oil Change International, Rainforest Action Network, Reclaim Finance & Sierra Club, 2020.

Dopo la Cop 21 di Parigi, i negoziati alle Conferenze mondiali delle Nazioni Unite sono proseguiti con grandi difficoltà. Come se lo spiega?

Alle CopLa Vendita allo scoperto è un'operazione finanziaria che consiste nella vendita di titoli non direttamente posseduti dal venditore.Approfondisci ci sono due binari. Uno politico, che è fondamentale perché è su di esso che sono imperniati i negoziati. E poi, attorno, si è sviluppato un sistema che consente di ottenere enorme visibilità al tema della lotta ai cambiamenti climatici. Molti soggetti che operano nel settore possono far sentire la propria voce. Anche noi di Copernicus abbiamo partecipato all’assemblea plenaria alla Cop 25 di Madrid, presentando i dati a nostra disposizione. Ma gli accordi tra i governi restano il cuore di queste conferenze: i risultati concreti dipendono dalla politica.