È la finanza green l’arma segreta contro il climate change scelta dalla Commissione Ue
Buone notizie: la finanza sostenibile esce dal cassetto. Per favorire l'economia green. E ora le cattive: la Commissione pensa "solo" all'ambiente. Mancano le altre 2 gambe
È dovuto scattare l’allarme climate change (sancito definitivamente dal Rapporto che il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici – IPCC – ha pubblicato lo scorso ottobre, ma evidente a tutti, con i disastri naturali a cui stiamo assistendo da settimane) perché le istituzioni europee si accorgessero della finanza sostenibile. Quella che, oltre ai profitti naturalmente, pensa anche all’ambiente, alle questioni sociali e alla buona gestione delle imprese.
Oggi, dopo essere rimasta per decenni in un cassetto, è diventata il rimedio per salvare il Pianeta dalla distruzione, la medicina contro l’economia che danneggia l’ambiente, l’alternativa alla finanza malata, che è costata 1.400 miliardi di euro in Europa e 700 miliardi di dollari negli Usa, solo per salvare le banche travolte dalla crisi.
Lo ha stabilito la Commissione Europea, che da due anni sta lavorando proprio sulla finanza sostenibile. Obiettivo: orientare il mercato europeo dei capitali verso il finanziamento di progetti che favoriscano una “crescita economica sostenibile”.
I 180 miliardi di euro che ogni anno dovranno essere reperiti nel mercato privato per finanziare la transizione verso un’economia sostenibile, dovranno arrivare proprio dal mondo della finanza sostenibile.
“Fondi – scrive la Commissione Ue – destinati a settori come la produzione e la trasmissione di energia da fonti rinnovabili; costruire e ristrutturare edifici secondo criteri di efficienza energetica; un sistema di trasporti a basse emissioni di carbonio”.
Peccato che pensare all’ambiente, seppur fondamentale, non basti per parlare di “finanza sostenibile, (nè tantomeno di “finanza etica”). Ambiente, aspetti sociali e buona governance, “ESG” è l’acronimo in inglese – Environmental, Social and Governance – sono questi i tre pilastri fondamentali per poter definire la finanza sostenibile. Per il momento la Commissione europea si sta dando un gran daffare per sostenere una finanza che rispetti il primo dei tre punti, l’ambiente, e in particolare che contrasti il temuto climate change. Degli altri due, che dovrebbero essere i pilastri della finanza sostenibile – aspetti sociali e governarne aziendale – si è dimenticata. Anzi no, ha scelto di non curarsene (se non in maniera trascurabile e rimandando il tutto a un secondo momento).
Perché “solo” green?
«Ma le questioni ambientali non possono essere scisse da quelle sociali, su cui hanno ripercussioni importanti – continua la Micilotta – Basti pensare alla povertà o alle ondate migratorie provocate dalle devastazioni dovute ai cambiamenti climatici.Se oggi si trascurano gli aspetti sociali e di buona governance, in un secondo momento sarà più difficile tornare indietro e spiegare che la sostenibilità è un concetto che non si può scindere».
Il lavoro di Bruxelles
La Commissione Europea è all’opera, dunque, da due anni, al servizio della finanza green: prima il lavoro dell’High-Level Expert Group on Sustainable Finance, iniziato nel dicembre 2016 e sfociato nel rapporto “Financing a sustainable european economy”, presentato il 31 gennaio di quest’anno. Poi l’action plan della Commissione europea, il Piano d’Azione sulla finanza sostenibile pubblicato lo scorso 8 marzo. E ora il lavoro del TEG (Technical Expert Group on Sustainable Finance), 35 esperti, provenienti da società civile, mondo accademico, aziendale, bancario e assicurativo, che stanno lavorando su 4 filoni (a cui corrispondono 4 sottogruppi):
- sviluppare una tassonomia dell’economia sostenibile
- proporre uno standard per i Green Bond europei
- migliorare la comunicazione delle informazioni relative al cambiamento climatico;
- aiutare a sviluppare indici “low carbon da utilizzare come benchmark
«È una vera rivoluzione – commenta Francesco Bicciato, Segretario Generale del Forum per la Finanza Sostenibile – non solo la finanza sostenibile è entrata nei documenti ufficiali delle istituzioni europee, ma il concetto della sostenibilità viene posto al centro delle politiche economiche della Commissione europea».
L’incarico più “urgente”, tra quelli assegnati al Gruppo tecnico, probabilmente è quello di sviluppare una tassonomia dell’economia sostenibile: definire cioè le attività economiche che non arrecano danni all’ambiente, ma anzi contribuiscono alla lotta al climate change. Quelle su cui è prioritario investire.
“Per finanziare una crescita sostenibile le imprese, gli investitori e i governi hanno bisogno di sapere in modo chiaro quali attività economiche siano sostenibili da un punto di vista ambientale”, scrive la Commissione Europea.
Definire la sostenibilità
«Il tema della sostenibilità in ambito economico e finanziario negli ultimi anni è diventato un obiettivo fondamentale per imprese e soggetti istituzionali. Ma per prima cosa è importante capire e definire cosa sia sostenibile », spiega Pierfrancesco Latini, di Cassa Depositi e Prestiti, che fa parte del sottogruppo dedicato alla tassonomia all’interno del TEG.
«Il mercato, come spesso accade, ha colto questo fenomeno e in diversi ambiti ha iniziato ad adottare il concetto di sostenibilità, con sfumature anche molto diverse e definizioni più o meno restrittive. È un concetto spesso difficilmente quantificabile che risente del contesto sociale. Diversi operatori nel mondo hanno iniziato a definire delle tassonomie: soggetti come la Climate Bond Initiative, la BEI, le banche multilaterali di sviluppo. Anche la Commissione Europea è da sempre fortemente impegnata sulle tematiche ambientali e sociali e si è posta l’obiettivo di definire una tassonomia per chiarire cosa possa essere considerato sostenibile, individuando criteri chiari e oggettivi che possano permettere di recepire questo concetto nel corpo normativo europeo. Un primo lavoro è stato fatto dall’High Level Expert Group, per poi affidarne la conclusione al TEG che, per l’appunto, ha l’incarico di definire quali attività economiche siano da considerare sostenibili».
Un concetto di “sostenibilità” che, come detto, considera la variabile ambientale. Le definizioni che stanno elaborando gli esperti incaricati dalla Commissione, infatti, si riferiscono al rispetto di parametri di tutela dell’ambiente e di lotta al climate change.
Il gruppo al lavoro
«Stiamo adottando, con il forte supporto organizzativo e di indirizzo della Commissione Europea, un approccio pragmatico e progressivo», continua Pierfrancesco Latini. «Per scrivere le definizioni stiamo analizzando i settori economici, partendo da quelli più rilevanti, in ottica di climate mitigation e climate adaptation, al fine di individuare quelli che possono contribuire positivamente a ridurre la CO2 nell’atmosfera senza generare impatti negativi rilevanti su altri aspetti ambientali».
«Usiamo criteri scientifici oggettivi che considerano l’intero ciclo di vita di un impianto e prevedono comunque dei livelli di salvaguardia minima sociale, così come previsto dal testo delle proposte legislative».
«Per ogni settore e poi per ogni singola attività verifichiamo, da un lato, gli impatti positivi, se cioè produca un sostanziale contributo alla mitigazione delle emissioni responsabili del climate change o all’adattamento al cambiamento climatico», spiega in dettaglio Paolo Masoni, presidente di Ecoinnovazione srl, spin-off di ENEA, anch’egli membro del gruppo dedicato alla tassonomia. «E, dall’altro, indaghiamo eventuali impatti negativi. Controlliamo, cioè, che quell’attività non abbia un significativo impatto negativo sull’inquinamento, la gestione dell’acqua, lo smaltimento dei rifiuti, l’uso efficiente delle risorse, l’economia circolare, la tutela della salute umana e dell’ecosistema nel suo complesso».
«In questa fase ci stiamo concentrando in particolare al solo ambito del cambiamento climatico e ambientale – conclude Masoni – ma a tendere l’intenzione della Commissione è quella di estendere il lavoro per includere la promozione dei 17 obiettivi dello sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite».
Mattoni per il futuro
«Al termine del lavoro del TEG verranno sottoposte a consultazione pubblica e poi consegnate alla Commissione europea, per essere inserite nelle proposte di regolamento, le cui bozze sono già state consegnate a Parlamento e Consiglio lo scorso maggio», spiega ancora Francesco Bicciato. «Saranno usate dalla Commissione come base per la definizione di standard e certificazioni comuni a livello europeo per i prodotti di finanza sostenibile
«Le nostre proposte consentiranno agli investitori e ai singoli cittadini di effettuare una scelta chiara – ha dichiarato Frans Timmermans, Primo Vice-Presidente della Commissione Europea – di modo che il loro denaro sia utilizzato in maniera più responsabile e a beneficio della sostenibilità».