I consumatori europei contro i social media: sono complici impuniti sulle criptovalute

L'Organizzazione europea dei consumatori (BEUC) ha sporto reclamo alla Commissione europea contro le pubblicità social delle criptovalute

I social media ospitano numerosi contenuti promozionali sulle criptovalute © pressureUA/iStockphoto

Elon Musk che sostituisce temporaneamente l’iconico uccellino di Twitter con il cane simbolo della criptovaluta Dogecoin. Un post di Instagram che parla di un fantomatico “raddoppio” dei milionari di Bitcoin. Cristiano Ronaldo che lancia una collezione NFT con la piattaforma di scambio Binance. La stessa Binance con cui un influencer, seguito da oltre 237mila persone, sigla una partnership pubblicitaria su TikTok. Sono soltanto alcuni degli innumerevoli contenuti promozionali per le criptovalute in cui ci si imbatte ogni giorno sui social media. Contenuti per i quali l’Organizzazione europea dei consumatori (BEUC) e nove delle organizzazioni che ne fanno parte (inclusa l’italiana Altroconsumo) si sono rivolte alla Commissione europea e alle autorità che tutelano i consumatori.

Le criptovalute in Europa, tanto popolari quanto rischiose

Nonostante il loro valore sia sceso parecchio negli ultimi mesi, le criptovalute restano popolarissime in Europa. Rispondendo a un’indagine di Eurobarometro, l’8% dei cittadini dell’Unione dichiara di possederle, con picchi del 18% in Slovenia, del 16% in Croazia e del 13% in Bulgaria. Tre Paesi in cui, peraltro, gli investimenti in criptovalute hanno un’incidenza che si avvicina molto a quella degli asset tradizionali (pari rispettivamente al 22, al 17 e al 13%). L’Italia è tra quelli che mostrano meno entusiasmo, con una percentuale del 6%.

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Le criptovalute sono utilizzate soprattutto fini speculativi © Chris Tamas/iStockPhoto

Viene da chiedersi se queste fette della popolazione – tutt’altro che irrilevanti –siano consapevoli dei rischi delle criptovalute. Prodotti d’investimento estremamente volatili, non legati ad alcun asset reale, speculativi per natura e spesso usati per finanziare attività illecite. Tanto da essere finiti a più riprese nel mirino delle autorità.

La complicità ambigua dei social media

Se le criptovalute sono diventate un fenomeno di massa, è anche perché social media come Instagram, YouTube, TikTok e Twitter danno spazio a profusione ai loro messaggi promozionali. Spesso entrando in contraddizione con le proprie stesse policy. Che le vietano, ma solo sulla carta. Questa è la posizione dell’Organizzazione europea dei consumatori (BEUC), autrice di un dettagliato report in cui sciorina decine e decine di casi.

Il tema, d’altra parte, era saltato all’occhio anche dell’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA). Nel 2022 una nota della presidenza diceva: «Una raffica di celebrità e cosiddetti cripto influencer sta promuovendo questi asset. […] Alcuni sono commercializzati con promesse che sembrano troppo belle per essere vere, e probabilmente lo sono, come rendimenti superiori al 10% annuo. […] Alcuni stanno comprando questi asset con aspettative irrealistiche sulla crescita dei prezzi e senza rendersi conto dei reali rischi che comportano».

Il futuro regolamento sulle criptovalute “salva” i social media

Le cose sono destinate a cambiare, perché le istituzioni europee sono al lavoro sul regolamento MiCa (Market in Crypto Assets) che – finalmente – metterà alcuni paletti alle criptovalute in termini di tracciabilità, antiriciclaggio, trasparenza sull’impatto ambientale, sede obbligatoria nell’Unione e così via.

Prima che sia operativo, però, ci vorranno ancora anni. Anni durante i quali questo far west continuerà indisturbato. Oltretutto, «questa legislazione non si applica alle aziende dei social media che traggono beneficio dalle pubblicità delle criptovalute, a spese dei consumatori», sottolinea Monique Goyens, direttrice generale della BEUC.

L’organizzazione ha quindi sporto un reclamo formale, indirizzato tanto alla Commissione europea quanto alle autorità per la difesa dei consumatori. «Ecco perché ci rivolgiamo alle autorità che hanno l’incarico di tutelarli, per assicurare che Instagram, YouTube, TikTok e Twitter adempiano al loro dovere di proteggere i consumatori dalle truffe e dalle promesse legate alle criptovalute».