I derivati climatici: così sono nate le “scommesse sul meteo”

Negli anni 90, la sovrapposizione dei mercati assicurativo e dei capitali, la deregolamentazione energetica e lo sviluppo della finanza crearono le condizioni per scommettere sul clima

Nicola Borzi
Nicola Borzi
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«Tutti si lamentano del tempo, ma nessuno fa nulla al riguardo», scrisse Charles Dudley Warner a fine Ottocento. La finanza in effetti da 25 anni ci sta provando con i derivati climatici. Un derivato è un contratto finanziario che ha un valore determinato dal prezzo di qualcos’altro, dal tempo che manca alla sua scadenza, dalla volatilità dei valori della variabile sottostante.

I derivatiI Derivati sono contratti finanziari il cui valore appunto deriva da quello di un bene (titoli, indici, materie prime o altro) chiamato sottostante.Approfondisci sono classificati in cinque gruppi proprio sulla base del sottostante: azioni, materie prime, tassi di interesse, valute e indici. Questi contratti, oltre a un uso speculativo, sono stati creati per essere utilizzati come strumenti per mitigare i rischi di transazioni finanziarie o di attività economiche. Storicamente il meteo non rientrava in nessuno di questi gruppi sino alla metà degli anni ’90.

Fino all’introduzione sul mercato dei derivati climatici, gli operatori economici che volevano coprirsi dai rischi meteo – ad esempio gli agricoltori contro la grandine – ricorrevano alle polizze assicurarive. Ma l’assicurazione fornisce protezione solo contro danni catastrofici e non copre dal rischio di una domanda ridotta che le aziende sperimentano a causa del clima più caldo o più freddo del previsto. In generale, i derivati meteorologici coprono eventi a basso rischio e alta probabilità mentre l’assicurazione meteorologica copre in genere eventi ad alto rischio (specie se catastrofico) e bassa probabilità, come definito in una polizza “sartorializzata”.

1996: in principio fu Aquila Energy

La prima transazione nel mercato dei derivati meteorologici over the counter (Otc), cioè scambiati direttamente tra due operatori fuori da un mercato regolamentato, ebbe luogo nel luglio 1996, quando Aquila Energy ha accettato di vendere energia elettrica alla Consolidated Edison per il mese di agosto a un prezzo fisso ma soggetto a potenziali sconti. Se il mese di agosto fosse stato più freddo del 10% rispetto alla media, Edison avrebbe ricevuto uno sconto di 16mila dollari: più il mese di agosto fosse stato freddo, maggiore sarebbe stato lo sconto che Edison avrebbe ricevuto.

Le condizioni climatiche entravano per la prima volta tra i prodotti finanziari che potevano essere acquistati e venduti.

 

La sovrapposizione tra mercati assicurativi e di capitali

Questo sviluppo fu il risultato di una serie di eventi nei settori dell’energia e delle assicurazioni avvenuti negli anni ’90. Innanzitutto, negli anni ’90 i mercati dei capitali e delle assicurazioni iniziavano a sovrapporsi nel business dei sistemi alternativi di trasferimento del rischio.

In secondo luogo, il settore assicurativo stava vivendo un periodo ciclico di premi bassi nelle attività di sottoscrizione tradizionale. I premi bassi hanno consentito al settore assicurativo di fornire quantità sufficienti di capitale di rischio per coprire il rischio meteorologico. La capacità delle compagnie di assicurazione di scrivere un’ampia base di opzioni fornì liquidità per lo sviluppo di un mercato dei derivati meteorologici.

La deregulation UK

In terzo luogo, la deregolamentazione del settore elettrico nel Regno Unito e negli Usa aprì il settore a nuove imprese e nuove linee di business all’interno di aziende tradizionali. I rivenditori di energia capirono che mentre potevano coprire il rischio di prezzo con i futures e le opzioni sull’energia stessa, erano ancora esposti a condizioni meteorologiche avverse che influenzavano i prezzi o al rialzo o al ribasso ma che non potevano essere trasferiti in toto ai clienti, lasciando i rivenditori di energia altamente esposti alle fluttuazioni della domanda. Il settore elettrico aveva bisogno non solo della copertura sulle variazioni di prezzo ma anche sul volume della domanda.

In quarto luogo, servivano nuovi metodi per mitigare i rischi. L’operatore più importante di questo sviluppo fu Enron, il gigante energetico texano finito in una gigantesca bancarotta a fine 2001 dopo una serie di scandali contabili.

Il tracollo della compagnia texana Enron nel 2002 fino alla sospensione del titolo. Grafico settimanale
Il tracollo della compagnia texana Enron nel 2001 fino alla sospensione del titolo. Grafico settimanale

La zampata di Enron

Nel 1996 Enron aveva studiato le fluttuazioni dei ricavi nel settore dei gasdotti e aveva calcolato con precisione la correlazione tra gli inverni più caldi della media e la riduzione nelle vendite di gas. Enron decise che il rischio di un inverno caldo doveva essere gestito in modo proattivo, costruendo uno strumento finanziario su un indice ben noto alle compagnie energetiche, quello delle temperature quotidiane.

Inizialmente le compagnie assicurative erano riluttanti a entrare in questo mercato, quindi Enron decise di agire come fornitore di rischio per avviare il mercato. Nel 1997 fu firmato il primo importante accordo tra le tre compagnie energetiche statunitensi Enron, Aquila e Koch. L’accordo diede sufficiente pubblicità ai derivati meteorologici e spinse le prime compagnie assicurative a entrare in questo mercato, aumentando il numero di operatori e la liquidità.

Effetto El Niño

In quinto luogo El NiñoNel senso originale del termine, rappresenta una corrente marina calda che si manifesta periodicamente lungo le coste di Ecuador e Perù, perturbando la pesca locale.Approfondisci, l’oscillazione periodica calda della temperatura dell’Oceano Pacifico che influenza il meteo mondiale, fu scoperto nel 1997. El Niño portò a un inverno molto più caldo del solito negli Stati Uniti, specialmente nella regione del Nord Est degli Usa che è fortemente popolata. Molte compagnie energetiche dipendono dalle vendite di gas ed elettricità in quell’area. L’inverno più caldo del solito ridusse la domanda di gas ed elettricità e colpì i profitti delle società energetiche, che furono quindi spinte a entrare nel mercato delle coperture dai rischi climatici.

Carta delle anomalie di temperatura dell'Oceano Pacifico (°C) durante una condizione di El Niño (dicembre 1997)
Carta delle anomalie di temperatura dell’Oceano Pacifico (°C) durante una condizione di El Niño (dicembre 1997)

Il climate change favorisce gli speculatori

Infine nella seconda metà degli 90 i derivati complessi stavano diventando comuni nel mercato finanziario; quindi un nuovo tipo di derivati era più gradito al mercato allora rispetto a quanto potesse esserlo anche solo dieci anni prima. Inoltre, i dibattiti globali sull’inquinamento atmosferico e sui cambiamenti climaticiVariazione dello stato del clima rispetto alla media e/o variabilità delle sue proprietà che persiste per un lungo periodo, generalmente numerosi decenni.Approfondisciglobali hanno portato le aziende a concentrarsi sull’impatto sui loro guadagni delle condizioni meteorologiche. Molte aziende hanno capito che i loro guadagni potevano essere gravemente influenzati da condizioni meteorologiche avverse, rendendoli potenziali utenti finali di derivati meteorologici.

Questi fattori, la convergenza dei mercati assicurativi e dei capitali, i bassi premi assicurativi, la deregolamentazione dei mercati dell’elettricità, la gestione del rischio nelle società energetiche, El Niño e la crescente consapevolezza dei cambiamenti climatici globali hanno richiesto tutti uno strumento finanziario che consentisse ai gestori del rischio di proteggersi dalle variazioni del clima. La risposta a queste chiamate erano i derivati climatici.

Alla fine degli anni ’90, così, gli operatori economici iniziarono ad agganciare contratti finanziari a indici di temperature medie mensili o stagionali, con un certo valore in dollari agganciato a ciascuna variazione dell’indice, che fosse al rialzo o al ribasso.

I derivati climatici si diffondono

Nel 1999, il Chicago Mercantile Exchange (Cme) che è la principale Borsa statunitense per i derivati fece un ulteriore passo avanti verso i derivati meteorologici e introdusse futures e opzioni meteorologiche negoziate sul listino. Mentre i derivati meteo over the counter sono contratti privati e personalizzati stipulati tra due parti, i futures e le opzioni meteorologiche scambiate al Cme sono contratti standardizzati negoziati pubblicamente sul mercato aperto in aste online, con negoziazione continua e completa trasparenza dei prezzi, vincolanti tra le parti e regolati in contanti. In linea di massima, i futures e le opzioni meteo Cme sono derivati che, tramite indici specifici, riflettono le temperature medie mensili e stagionali di 15 Stati Uniti e cinque città europee.

Ogni contratto si basa sul valore dell’indice mensile o stagionale finale determinato da Earth Satellite (EarthSat), una società internazionale specializzata in tecnologie di informazione geografica. Altre ditte meteorologiche europee determinano i valori per i contratti europei.

I derivati nella birra

I contratti meteorologici sulle città statunitensi per i mesi invernali sono legati a un indice dei valori del grado di riscaldamento quotidiano (Hdd) che rappresentano le temperature quotidiane del periodo in cui l’energia viene usata per il riscaldamento. I contratti per le città degli Stati Uniti nei mesi estivi sono legati invece a un indice dei valori del grado di raffreddamento quotidiano (Cdd), che rappresentano le temperature quotidiane del periodo in cui l’energia viene utilizzata per il condizionamento dell’aria. Per le città europee, i futures meteo del Cme per i mesi Hdd funzionano come quelli Usa mentre quelli estivi al posto dell’indice Cdd utilizzano un indice della temperatura media cumulativa (Cat).

Gli attuali utenti dei derivati meteo quotati sono principalmente società che operano nel settore dell’energia, sia fossile che rinnovabile ma lo sviluppo delle transazioni cresce tra aziende agricole, imprese del settore turistico e della ristorazione, società agroalimentari e delle bevande. Studi tedeschi e britannici hanno dimostrato una correlazione significativa tra vendite di birra e temperatura: se la temperatura aumenta di 3°C nel Regno Unito, secondo i Lloyds la domanda di birra aumenta del 10%. Inoltre molti trader di derivati meteo Otc negoziano anche derivati climatici quotati per “coprire” i rischi delle loro transazioni one to one.