Elezioni europee | Riforme finanziarie, chi propone novità e chi se ne dimentica

I partiti politici europei hanno annunciato i programmi in vista delle elezioni di giugno: cosa prevedono in materia di riforme finanziarie

Il Parlamento europeo è chiamato a esprimersi anche sulle riforme finanziarie © AdrianHancu/iStockphoto

L’appuntamento è tra il 6 e il 9 giugno, sabato 8 e domenica 9 in Italia. Le elezioni europee ci consegneranno un nuovo Europarlamento che, appena insediatosi, sceglierà il nuovo presidente della Commissione. Ma qual è la posta in gioco per quanto riguarda le riforme finanziarie? Cominciamo con le richieste pervenute dal mondo della finanza etica. Per poi passare in rassegna le posizioni prese dai sette gruppi politici nell’ultimo quinquennio e i programmi dei partiti che ne fanno parte.

Le richieste del mondo della finanza etica in vista delle elezioni europee

Nella sua Policy Note pubblicata alla fine del 2023, la Federazione europea delle banche etiche e alternative (FEBEA) avanza tre proposte. Tre come le lettere che compongono l’acronimo ESG: ambiente (environment), società (society) e governance.

Sul fronte climatico, preme per una definizione univoca di net zero, un po’ come fatto – seppure con parecchi limiti – con la tassonomia della finanza sostenibile. Questo per evitare che ci siano banche che vantano l’azzeramento delle emissioni affidandosi però in modo preponderante alla compensazione. O a tecnologie ancora pionieristiche e incerte, come la cattura e stoccaggio della CO2.

Passando agli aspetti sociali, l’emergenza da affrontare secondo FEBEA è rappresentata dalle disuguaglianze. Disuguaglianze di genere, di reddito, nell’accesso al credito e ai servizi finanziari. Il mondo dell’economia sociale fa molto per l’inclusione e la coesione, ma finanziarlo è sconveniente. Molte realtà del comparto infatti sono classificate di default come ad alto rischio. Introdurre un social supporting factor basterebbe per correggere questa stortura. E sarebbe peraltro una misura a costo zero per i bilanci pubblici.

Per quanto riguarda la governance, FEBEA chiede con forza di combattere i paradisi fiscali. Un tema che è da anni nell’agenda europea. Ci sono stati passi avanti, tra cui lo scambio automatico di informazioni di natura fiscale tra Stato e Stato, ma è vero anche che il sistema finanziario resta piuttosto opaco. E i suoi attori riescono ancora a destreggiarsi tra le varie giurisdizioni per bypassare il fisco e le normative.

I partiti politici europei e le loro posizioni sulle riforme finanziarie

Per orientarsi è fondamentale ricordare che i cittadini di ciascuno Stato membro votano per i partiti nazionali. Ma questi ultimi – nella maggior parte dei casi – fanno parte di partiti politici europei. All’interno del Parlamento europeo si vanno poi a formare i gruppi, i quali, secondo una prassi adottata a partire dal 2014, nominano un candidato capolista (Spitzenkandidat) alla presidenza della Commissione europea.

Esistono poi alcune eccezioni. L’italiano Movimento 5 Stelle, per esempio, non fa parte di alcun partito politico europeo. Tra il 2014 e il 2019 ha aderito al gruppo euroscettico Europa della libertà e della democrazia diretta (EFDD); tra il 2019 e il 2024 era tra i non iscritti.

  • Presieduto da Manfred Weber, il gruppo del Partito popolare europeo punta sulla continuità con Ursula von der Leyen, presidente uscente della Commissione europea. È il gruppo di maggioranza, con 176 seggi. Per il nostro Paese ne fanno parte del PPE Forza Italia, Noi Moderati e Südtiroler Volkspartei.
  • L’Alleanza progressista dei socialisti e dei democratici (S&D), con 139 seggi, è il secondo gruppo in termini di rappresentanza nell’Europarlamento uscente. Riunisce i membri del Partito del socialismo europeo (tra cui per l’Italia il Partito democratico) e altre formazioni progressiste. Il candidato capolista è il lussemburghese Nicolas Schmit.
  • Renew Europe è il gruppo politico liberale in cui nel 2019 sono confluiti l’Alleanza dei liberali e democratici per l’Europa (ALDE), il Partito democratico europeo e Renaissance, fondato dal presidente francese Emmanuel Macron. Per l’Italia ne fanno parte Azione, +Europa, Italia Viva. Alle elezioni europee del 2024 Renew Europe non presenta un singolo candidato capolista ma un “team Europe” formato dalla tedesca Marie-Agnes Strack-Zimmermann, dall’italiano Sandro Gozi e dalla francese Valérie Hayer.
  • Per il Partito Verde europeo, gli Spitzenkandidaten sono Terry Reintke (Germania) e Bas Eickhout (Paesi Bassi). Il partito italiano che ne fa parte è Europa Verde che si presenta nella coalizione Alleanza Verdi e Sinistra. Per l’Alleanza libera europea (ALE), i candidati capolista sono Raül Romeva (Spagna) e Maylis Roßberg (Germania). Queste due formazioni costituiscono il gruppo politico dei Verdi/Alleanza libera europea.
  • Identità e democrazia è il gruppo sovranista e di estrema destra che rappresenta l’omonimo partito di cui fanno parte la Lega per l’Italia, il Rassemblement National per la Francia e altri partiti più piccoli. Pur non appoggiando il sistema degli Spitzenkandidaten, al primo dibattito pubblico è stato rappresentato dal danese Anders Vistisen.
  • Anche i Conservatori e riformisti europei (ECR) si rifiutano di nominare un candidato capolista, approccio che definiscono «inutile». Il gruppo conservatore e di destra conta 68 membri nell’Europarlamento uscente, dove è presieduto dall’italiano Nicola Procaccini e dal polacco Ryszard Legutko. Dell’omonimo partito fanno parte Fratelli d’Italia, Vox, Diritto e Giustizia e altre formazioni di destra.
  • Il gruppo della Sinistra al Parlamento europeo (GUE/NGL), che ha eletto come capolista l’austriaco Walter Baier, riunisce i membri del partito della Sinistra europea (per l’Italia, Rifondazione Comunista e Sinistra Italiana, ma in qualità di osservatrice). Insieme ai partiti eco socialisti che aderiscono all’Alleanza della Sinistra Verde Nordica. Quelli aderenti al movimento Ora il Popolo e altri soggetti della sinistra alternativa e radicale.

Gruppo del Partito popolare europeo (PPE)

Rendicontando il lavoro svolto all’interno della Commissione per gli affari economici e monetari del Parlamento europeo (ECON), il gruppo sottolinea di aver «spinto per la creazione di nuovi organismi di controllo europei per la supervisione di banche, mercati finanziari, fondi pensione e compagnie assicurative». E di essere stato il fautore del nuovo quadro normativo europeo per le criptovalute. «Guardando al futuro, dobbiamo assicurare che la legislazione sulle riforme bancarie, sui reati finanziari e sulla promozione degli investimenti sia attuata in modo adeguato e che continuiamo a fare progressi verso un mercato unico per i servizi finanziari».

Nelle venticinque pagine del Manifesto che il Partito popolare europeo ha presentato al congresso di Bucarest del 7 marzo, non c’è un capitolo ad hoc sulle riforme finanziarie. Ce n’è uno sull’economia sociale di mercato, che il Ppe descrive come una «sua invenzione». Uno su prosperità, competitività e lavoro, in cui il gruppo promette di completare l’unione bancaria e dei mercati di capitali. Uno sugli scambi commerciali con l’estero.

Alleanza progressista dei socialisti e dei democratici (S&D)

Nel rapporto sulle attività svolte tra il 2019 e il 2024, l’Alleanza progressista dei socialisti e democratici rivendica il no all’austerity. Il nuovo corpus unitario di norme contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo. E l’impegno per la trasparenza fiscale delle multinazionali. Dapprima infatti le imprese operanti in più di un Paese e con un fatturato superiore ai 750 milioni di euro sono state obbligate a rendere noti nel dettaglio i dati sui profitti, sul personale e sulle tasse. Dopodiché, è scattata l’aliquota fiscale minima del 15%.

Anche il tema della giustizia fiscale ha un ruolo da protagonista nel programma del Partito del socialismo europeo per il prossimo quinquennio. Con il contrasto alle società di comodo e ai paradisi fiscali e la tassazione sugli extraprofitti, sulle transazioni finanziarie e sui grandi patrimoni.

Renew Europe

Tra le misure economiche, fiscali e finanziarie per cui i membri di Renew Europe si sono esposti di più nella passata legislatura ci sono per esempio la riforma dell’Iva nell’era digitale, gli standard europei per i green bond, l’aliquota minima del 15% per le multinazionali. Tra le dieci priorità per le elezioni europee del 2024, nessuna parla esplicitamente di riforme finanziarie.

Gruppo Verdi/ALE (Alleanza libera europea)

Anche il Gruppo Verdi/ALE (Alleanza libera europea) parla poco di finanza nel riepilogo delle attività dell’ultimo quinquennio. Si concentra di più sulla responsabilità delle imprese. Citando fra i traguardi raggiunti la direttiva europea sulla due diligence (CSDDD) e quella sul reporting non finanziario (CSRD), la regolamentazione delle criptovalute e l’aliquota minima per le multinazionali.

Nel programma pubblicato per le prossime elezioni, lo spazio è molto più ampio. I Verdi si impegnano a «rendere verde la finanza per davvero». Cioè regolamentarla per far sì che metta al centro gli investimenti con un impatto sociale e ambientale, non più la speculazione nel breve termine. Chiedono poi di eliminare gas e nucleare dagli investimenti catalogati come sostenibili nella tassonomia. E «disincentivare» gli investimenti nei combustibili fossili. Questo perché «il continuo sviluppo di attività ad alte emissioni mette a repentaglio gli impegni climatici e ambientali dell’Unione europea e incrementa i rischi finanziari».

L’idea è anche quella di obbligare gli attori della finanza ad adottare «solidi piani di transizione climatica». I Verdi premono inoltre per il completamento dell’unione bancaria, per un sistema comune di assicurazione sui depositi, per l’euro digitale, per la regolamentazione delle criptovalute (compreso il loro impatto ambientale) e per l’accesso al denaro contante, in un’ottica di inclusione.

In materia fiscale, promettono di eliminare le scappatoie con cui le multinazionali eludono il fisco, anche facendo ricorso ai paradisi fiscali. Questo aiuta a spostare il peso delle tasse da lavoratori e piccole imprese a multinazionali, super-ricchi e grandi inquinatori. L’Unione europea, sostengono, può trovare facilmente le risorse di cui ha bisogno. Basterebbe estendere la tassa sulla CO2 alle frontiere, applicare a tutti i settori il principio «chi inquina paga». Eliminare le quote di emissione gratuite prima del 2034, ampliare le tasse sulla plastica. Servono poi una tassa sui grandi patrimoni, una tassa europea sulle transazioni finanziarie («per generare entrate fermando la speculazione») e una sugli extraprofitti delle imprese energetiche. Ma permanente e non più una tantum.

Gruppo Identità e democrazia

Ripercorrendo i comunicati stampa diffusi dal gruppo Identità e democrazia negli ultimi anni, non si trova nulla che riguardi le riforme finanziarie. Sei le priorità individuate dall’omonimo partito: democrazia, identità, sovranità, libertà, cultura e specificità. Il gruppo cita anche il bilancio, limitandosi a dire di «opporsi a qualsiasi tentativo di imporre un bilancio per l’Eurozona e tasse europee dirette».

Gruppo dei Conservatori e riformisti europei (ECR)

«Abbiamo amministrato bene il denaro dei contribuenti», sostiene il gruppo politico dei Conservatori e riformisti europei nel riepilogo delle attività svolte tra il 2019 e il 2024. La linea è quella della sovranità dei singoli Stati membri in materia di tasse e gestione del bilancio pubblico. Anche con una «sana competizione fiscale» tra Stato e Stato. Il gruppo rivendica anche di avere fatto pressione per una maggiore trasparenza da parte della Banca Centrale Europea. Di aver introdotto norme più rigide e cautelative su controparti centrali (CCP) e depositi accentrati dei titoli (CSD). E di aver contribuito a istituire un’autorità europea per la lotta contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo (ma «senza interferire con le politiche fiscali nazionali»).

Gli europarlamentari del gruppo ECR hanno contribuito inoltre a regolamentare le criptovalute, per renderle più tracciabili e sicure. Ma rifuggendo dall’idea di una tassa comune e opponendosi agli «approcci eccessivamente restrittivi di altri gruppi che avrebbero soffocato l’innovazione nel campo delle criptovalute e della blockchain».

Nel manifesto per le elezioni europee, il partito dei Conservatori e riformisti europei punta tutto sulle piccole e medie imprese. Sulla competitività dell’industria europea, sull’autonomia fiscale degli Stati membri, sul libero scambio. E su un bilancio europeo in cui «ogni euro è speso con criterio e con il massimo impatto». Non menziona riforme finanziarie o bancarie.

Gruppo della Sinistra al Parlamento europeo – GUE/NGL

Tra le ultime disposizioni approvate dall’Europarlamento allo scadere della legislatura, c’è anche il nuovo Patto di stabilità. Che ribadisce il tetto del 3% per il rapporto deficit/prodotto interno lordo (PIL) e del 60% per il rapporto debito/PIL. Hanno votato no, compatti, gli eurodeputati del gruppo della Sinistra – GUE/NGL. «Il ritorno dell’austerità è l’esatto opposto di ciò che serve», dichiarano. «Secondo i piani per nuove regole di governance economica, la maggior parte degli Stati membri dell’Ue non sarà in grado di raggiungere i propri obiettivi di investimento in scuole, ospedali e alloggi». Tra le battaglie portate avanti – senza successo – nel corso della legislatura, c’è anche quella contro il gas e il nucleare nella tassonomia della finanza sostenibile.

L’abolizione del Patto di stabilità è uno dei capisaldi del programma del Partito della sinistra europea. Insieme alla trasformazione del Dispositivo per la ripresa e resilienza (al centro del piano NextGenerationEu) in un meccanismo permanente orientato a ridurre le disuguaglianze. E promuovere una crescita economica sostenibile, con particolare enfasi sulle piccole e medie imprese. Non solo: la sinistra propone anche di tassare i grandi patrimoni, gli extraprofitti dell’industria energetica, bancaria e militare e le transazioni finanziarie. Smascherando i paradisi fiscali, anche quelli nei confini dell’Unione.

Nella visione della sinistra, la BCE dovrebbe fornire finanziamenti diretti agli Stati, permettendo loro di rafforzare il settore pubblico, i servizi e la transizione ecologica. Meriterebbero tassi azzerati, o negativi, anche i prestiti bancari per le aziende che tagliano le proprie emissioni di CO2 e creano posti di lavoro di qualità; salvo poi incrementarli per quelle che fanno il contrario. Tra le altre cose, la sinistra chiede un programma di ristrutturazione del debito che includa la monetizzazione del debito pubblico. Con una retrocessione degli interessi a fronte di condizionalità sociali.

Non iscritti – Movimento 5 Stelle

Tra i principali partiti italiani c’è anche il Movimento 5 Stelle, che non confluisce in alcun partito né gruppo politico europeo. Nelle 103 pagine di programma pubblicato in vista delle elezioni europee, il capitolo su economia e riforme finanziarie è ampio. Schierandosi apertamente contro l’austerity («nel Parlamento europeo siamo stati l’unica forza politica italiana a votare contro una proposta di riforma che prevede un taglio dell’1% del debito pubblico l’anno»), prevede di ampliare il bilancio europeo, anche attraverso un aumento delle risorse proprie. Per trovarle, il partito intende chiedere alla Commissione di mappare gli extraprofitti delle grandi multinazionali. Tassare di più le transazioni finanziarie e gli investimenti in criptovalute. Su criptovalute e blockchain in generale il partito esprime una posizione di favore, ma invocando la cautela e la tutela degli investitori.

La Banca centrale europea, nella visione del Movimento 5 Stelle, non può più focalizzarsi solo sul contenimento dell’inflazione. Ma deve anche «tenere maggiormente conto delle conseguenze sulla vita reale delle proprie decisioni», per esempio le difficoltà di cittadini e imprese di fronte all’aumento dei tassi di interesse. Viceversa, l’Unione dovrebbe anche «intercettare gli extraprofitti» dovuti alle modifiche dei tassi e «restituire alle comunità una parte consistente di essi». Decisa anche la presa di posizione contro i paradisi fiscali. Il M5S propone di istituire un registro centralizzato europeo sui reali proprietari degli asset patrimoniali, per poi introdurre una tassazione valida in tutti i paesi membri.

Il partito, che ha candidato nella circoscrizione nord-est il co-fondatore di Banca Etica Ugo Biggeri, dedica una sezione ad hoc del suo programma alla finanza etica e sostenibile. Tra le altre cose, prevede di escludere gas e nucleare dalla tassonomia ambientale. Implementare anche la tassonomia sociale, istituire linee guida per i piani net zero degli istituti finanziari per scongiurare il rischio di greenwashing. Oltre a introdurre requisiti patrimoniali differenziati che incoraggino i finanziamenti a impatto ambientale positivo. Vuole inoltre imporre a banche e società finanziarie di essere trasparenti sulle loro relazioni commerciali con l’industria delle armi.